L'utopia dannosa di chi considera la natura alleata del genere umano
Al direttore - E no, caro Vescovo e cari tutti. I terremoti uccidono. Uccidono da milioni di anni uomini e animali. Insieme alle eruzioni, ai grandi mutamenti del clima, agli impatti di meteoriti, agli attacchi di batteri e virus, anche essi creature di Dio, sono causa di distruzioni epocali. In alcuni momenti della storia geologica del nostro Pianeta questi fenomeni hanno portato all’estinzione del 90 per cento di tutte le specie viventi. E nel secolo passato hanno continuato a fare centinaia di migliaia di vittime in tutto il mondo. Poi certo si può cercare, grazie alle moderne e umane tecnologie, di ridurre i danni, di prevenire, di adottare tutte le misure necessarie e se questo non è stato fatto ne siamo responsabili. Ma la forza dei fenomeni naturali distruttivi è incommensurabilmente più forte di noi e di qualsiasi misura preventiva.
Si cita spesso il Giappone per l’esemplarità delle sue misure preventive. Ricordo solo che lo tsunami del 2011, generato da un terremoto, ha prodotto 20.000 vittime, che nessuno avrebbe potuto ragionevolmente evitare. E nel 1995 il terremoto di Kobe, sempre in Giappone, ha provocato 6.500 vittime. Chi descrive la natura solo come una dolce alleata del genere umano, vedasi per esempio l’ultima enciclica papale, si mostra almeno eccessivamente ottimista. E Dio, spesso invocato in questi casi, appare altrettanto indifferente. Poi certo se crolla una scuola, che avrebbe dovuto essere costruita a regola d’ arte, il terremoto c’entra poco e invece c’entriamo noi. Il nostro paese è a rischio, lo sappiamo, e dobbiamo cercare di ridurre al minimo questo rischio. Prima, non dopo. Dopo son tutti bravi. Penso per esempio all’enorme rischio rappresentato da un’area come quella interessata da possibili eruzioni del Vesuvio. Qualcuno, a cominciare dalle autorità locali, se la sente, oggi non domani, di dire a qualche milione di persone: “Mi spiace, ma ve ne dovete andare?”.
Editoriali
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