Ratzinger denunciò la visione miope dell'uomo guastafeste della natura
Al direttore - Le parole del vescovo di Rieti “il terremoto non uccide, uccidono le opere dell’uomo” non sono, come forse direbbe l’amico Langone, le parole di un ministro di Dio che non crede in Dio, perché magari non è così, magari, e voglio sperarlo, il vescovo Monsignor Domenico Pompili crede fermamente in Dio. Sono, e la cosa è perfino peggiore, le parole di un alto ministro di Dio che non ha capito Dio, quel che ci dice sulla “natura” e sull’“uomo”. Nelle parole del vescovo c’è quell’atteggiamento così bene evidenziato, e con amarezza confutato, da Ratzinger, quando in una predica quaresimale tenuta nel 1981 nella Cattedrale di Nostra Signora di Monaco, diceva: “(…) va prendendo piede un nuovo atteggiamento non meno deleterio, un atteggiamento che vede l’uomo come un guastafeste che rompe tutto e che è il vero parassita e la vera malattia della natura. L’uomo non ha più simpatia per sé stesso, preferirebbe ritirarsi, affinché la natura ritorni sana. Ma neppure così ripristiniamo il mondo, perché contraddiciamo il Creatore anche quando non vogliamo più essere gli uomini che egli ha voluto. In questo modo non guariamo la natura, bensì distruggiamo noi e con noi il creato”.
La natura buona e gli uomini cattivi è una visione che non è del cristianesimo e del cristiano. Dio non soltanto si è compiaciuto in noi, negli uomini, i suoi figli prediletti, ma ci ha mandati nel creato affinché lo governassimo. Sempre Ratzinger ammonisce che, non avendo più simpatia per noi stessi né “l’orgoglio del fare”, “Lo priviamo [il Creato] della speranza, che è in esso insita, e della grandezza cui è chiamato”. La speranza del Creato è nell’uomo, il cui operato può ben essere sbagliato e a volte pure truffaldino, rispondere a impulsi e desideri contingenti che non fanno il bene del Creato.
Ma l’uomo sa che la Terra è la sua casa e, tra pause ed errori, tende con la sua azione a proteggerla. Tende a proteggerla anche dalla natura che non è in sé né buona né cattiva, da quella natura che non si limita a provocare terremoti o glaciazioni ma che da quando esiste il mondo ne ha fatte letteralmente di cotte e di crude, ha anche sterminato quasi al gran completo e per non meno di cinque volte – quando l’uomo non era neppure all’orizzonte dell’orizzonte – tutto ciò che sulla Terra si muoveva e respirava. E se la Terra avrà un futuro, non c’è dubbio che lo dovrà all’uomo, perché fuori dall’uomo il Creato, sempre per citare Ratzinger, non ha speranza. Questo è il grande insegnamento del pensiero cristiano, ed è doloroso e triste, per un laico come il sottoscritto che a questo pensiero ha sempre guardato come a un’àncora di salvezza per l’umanità, vederlo distorcere fino a questo punto da chi dovrebbe farsene umile e convinto portatore.