“L'estremismo affonda le radici nelle ambiguità dell'islam”. Parola di imam
Roma. “La comparsa di migliaia di jihadisti e il discredito dell’islam tradizionale a vantaggio di un nuovo islam combattente emerso dopo il caso Merah – e soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Siria – pongono i musulmani francesi davanti alla prova decisiva, li chiama a rispondere in modo chiaro ad alcune domande importanti. Tra la Francia e i jihadisti, chi scegliete? Dinanzi a questa anarchia dell’islam, riconoscete l’esistenza della crisi musulmana (nelle strutture e nei discorsi degli imam)? Quali impegni saranno adottati per regolamentare le tendenze violente all’interno della comunità musulmana? Siete disposti a distinguere tra l’islam e l’ideologia dell’islam politico che cerca il conflitto e l’odio anziché la pace? Accettate un islam libero e indipendente francese contro la visione dell’islam politico straniero?”.
A porre questi interrogativi davanti all’Assemblea nazionale francese, la scorsa settimana, è stato Hocine Druiche, vicepresidente della Conferenza degli imam di Francia, l’organismo che rappresenta – all’interno della frastagliata e disunita comunità musulmana francese – la voce che da tempo si batte contro la radicalizzazione sempre più evidente e pericolosa nelle banlieue e nella società locale. Al punto da finire nel mirino dell’importante e potente Consiglio del culto musulmano, riconosciuto dallo stato e comprendente la grande maggioranza dei predicatori islamici attivi nel paese. Perché, si domanda Druiche, “non si accetta un addestramento repubblicano degli imam così da evitare conflitti con la laicità, i valori della Repubblica e le tradizioni della società francese?”. L’islam, sottolinea, “non ha ancora dato risposte chiare e convincenti che possano rassicurare la popolazione locale”. La questione è nella risposta che si dà a questa domanda: “Siete pronti a separare l’ordine divino dall’ordine politico?”. Tutte queste “ambiguità”, ha aggiunto, forniscono “un terreno fertile per gli estremisti per reclutare più ragazzi e ragazze e avviarli a un percorso di decostruzione e odio nelle strade, nelle moschee e naturalmente attraverso le regi sociali”. Lo stato ha le sue responsabilità e deve attivarsi, ma “di certo, la soluzione alla radicalizzazione non può che venire dall’interno della comunità musulmana francese”. Druiche ha proseguito il suo intervento elencando i problemi che stanno alla base della crisi. Vi è innanzitutto “il mancato riconoscimento del problema. Di solito, gli imam, i predicatori e i leader musulmani credono che i musulmani siano completamente innocenti rispetto alla responsabilità morale e religiosa di tutti gli attacchi che hanno avuto luogo in Francia e in Europa. Dopo ogni attacco sentiamo dire che l’islam non è violenza, bensì pace e amore. Poi sentiamo dire che questi giovani non avevano niente a che fare con l’islam né con le moschee. Come se fossero cattolici, buddisti, ebrei o atei!. Terzo: si sente dire che al mondo non piace né l’islam né i musulmani. Di conseguenza, questi ‘infedeli’ vogliono rovinare l’islam (è la teoria del complotto)”.
Per la maggior parte della società francese – ha osservato Hocine Druiche – queste parole rappresentano la peggiore risposta che i musulmani avrebbero potuto dare a questi attentati. Milioni di cittadini in Francia e in Europa non comprendono le posizioni dei musulmani rispetto a questi attacchi”. E’ una realtà, aggiunge Druiche, che non si può banalmente spiegare con motivazioni di carattere economico, di disagio sociale, di emarginazione: sì, sono tutti elementi che contribuiscono a favorire la causa radicalizzante – “si ripete sempre più spesso, nelle banlieue delle grandi città, che ‘noi non siamo come loro, ‘loro non sono come noi’, ‘sarà una guerra civile’, ‘cambia il nome per ottenere un posto di lavoro’”. Ma c’è dell’altro: “Alcuni hadith e alcune interpretazioni dei testi religiosi sono contraddittori”, benché il problema maggiore resti quello “d’un islam politico che vuole regolare i conti con l’occidente. Un islam che pone un discorso emozionale, mondialista e populista. Un islam che spesso ha bisogno di creare conflitti e problemi per mantenersi popolare, giustificando tutto con la teoria della cospirazione occidentale contro islam e musulmani. Questo è un discorso importato dal mondo arabo”. Le soluzioni sono solo due, aggiungeva il vicepresidente della Conferenza degli imam di Francia: “Avere il coraggio di rivedere le interpretazioni di alcuni versetti coranici e hadith che non assicurano la convivenza in una società democratica” e “uscire dalla logica del conflitto”. Sono soluzioni dal basso, che devono sorgere dalla volontà dei musulmani stessi. Se non lo faranno, chiosa l’imam, toccherà allo stato regolare la questione. Il problema, alla fine, sta tutto nel chiarire se “l’islam sarà in grado di adattarsi alla Repubblica e se potrà convivere come minoranza con una maggioranza non musulmana. Questa è la grande sfida dell’islam e dei musulmani in Francia e in occidente, oggi”.
Editoriali
Mancavano giusto le lodi papali all'Iran
l'anticipazione