Da Vandana a Scalfari, tempi grami per gli oracoli papali (non richiesti)
Roma. Vandana Shiva, guest star del Terzo incontro mondiale dei movimenti popolari, ospitato in Vaticano, ha rispettato le attese, ripetendo le sue tesi già ampiamente smentite (eufemismo) da una lunga inchiesta del New Yorker, due anni fa. Dice di aver parlato col Papa “più volte” e che pure Francesco è d’accordo che “inventare semi che non esistevano prima è una violenza contro l’integrità della creazione, che fomenta ingiustizia e conduce perfino alla morte”. Che poi sia grazie a questi “semi inventati” che centinaia di milioni di esseri umani possano continuare a vivere su questo pianeta, poco interessa alla “ex fisica indiana” assurta a guru della battaglia contro gli Ogm che – come ama ripetere, anche qui smentita dai fatti – “hanno ucciso trecentomila contadini indiani”, che si sono indebitati per comprare tali sementi.
Il Papa, dice Vandana, è voce “in questo tempo di ecocidio e genocidio”. Voce di cui lei, ça va sans dire, si fa interprete. A pieno titolo, spiega in un’intervista all’agenzia Sir (Conferenza episcopale italiana), visto che c’è pure la sua mano – rivela – dietro la stesura della Laudato Si’, l’enciclica ecologica (ecologia dell’uomo compresa, sia chiaro) firmata da Francesco nel giugno del 2015. “Sono venuta in Vaticano per dare il mio contributo sul tema della biodiversità, sulla ricchezza dei saperi delle diverse culture. Abbiamo parlato anche di economia e globalizzazione: un unico mercato sotto il controllo di venti multinazionali”. Sull’uso sbarazzino del termine “genocidio”, però, non deve essere del tutto in sintonia con Bergoglio, che sul tema è abbastanza severo, al punto da ricordare a ogni occasione utile che è “una definizione riduttiva che focalizza la questione da un’ottica sociologica”, e ciò “riduce una realtà articolata e complessa a categorie di pura dinamica sociale”. Se non si applica ai martiri del vicino oriente, difficile applicare tale assunto ai contadini indiani in guerra contro la Monsanto.
Se le parole di Vandana Shiva hanno trovato uditorio favorevole – l’altra guest star della tre giorni vaticana è stato José “Pepe” Mujica, l’ex presidente tupamaro uruguagio che per marcare il suo anticapitalismo girava in sandali per i palazzi del potere, reazioni ben più indignate ha provocato la dissertazione di Eugenio Scalfari su cattolicesimo e luteranesimo apparsa su Repubblica della scorsa domenica. Il fondatore del quotidiano di Largo Fochetti premetteva di aver “avuto l’onore di ricevere tre giorni fa una telefonata da Lui che desiderava parlare con me di quella Riforma che ebbe un’enorme importanza per tutta la chiesa”. Papa Francesco – ha scritto Scalfari – “sa che ho studiato abbastanza a fondo la vita di Lutero e la sua Riforma e mi sono chiesto quale sia il rapporto di Francesco con le altre chiese cristiane al di là dei riti e delle credenze”. Peccato che la ricostruzione – secondo cui il Papa gesuita “adotta il punto centrale della Riforma quando supera l’intermediazione dei sacerdoti tra fedeli e Dio”, perché “il rapporto è diretto” e “ogni singolo può cercare quel rapporto con Dio direttamente” – abbia fatto insorgere le chiese protestanti.
La chiesa valdese di Milano ha perfino pubblicato un comunicato firmato dalla pastora Daniela Di Carlo in cui si legge che “raramente si sono visti tanti e tali errori sulla Riforma protestante e sulla chiesa valdese, in un solo articolo su un quotidiano nazionale”. Di Carlo fa l’elenco degli errori, dal fatto che i valdesi sarebbero “dei cripto-cattolici” alla cifra delle persecuzioni nel corso dei secoli, “per non parlare poi della figura di Lutero, totalmente stravolta nel racconto dello storico Scalfari (tra i peccati, oltre a essere diventato ‘prepotente’ e lui stesso ‘sovrano assoluto’, il fatto che ‘si sposò’), e di una cosiddetta ‘religione luterana’, una denominazione, da lui evidentemente confusa con la confessione protestante in senso generale”. La pastora va pure oltre, sostenendo che “quando poi si arriva a dire che il problema dell’unificazione dei cristiani sarebbe costituito solo da liturgia e canone, e che Francesco sarebbe il vero difensore della Riforma oggi, si tocca il fondo”.
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