Il Papa e la condanna dei soldi. Parla Padre Robert Sirico
Roma. “E’ del tutto assurdo criminalizzare il denaro se la propria sincera preoccupazione è il benessere dei poveri. L’obiettivo finale della compassione morale non deve essere il continuare a lamentarsi della situazione dei meno abbienti. Per migliorare la loro condizione, almeno a un livello materiale, serve produrre ricchezza”. Padre Robert Sirico è il presidente dell’Acton Institute for the study of religion and liberty, think tank americano che ha come finalità quella di “promuovere una società libera, virtuosa e umana”. Con il Foglio commenta il lungo discorso pronunciato sabato dal Papa davanti ai movimenti popolari, riuniti in Vaticano per il loro terzo incontro mondiale. In quella sede, Francesco aveva rilanciato il j’accuse contro il denaro, “idolo che regna invece di servire, tiranneggia e terrorizza l’umanità”. Denaro che, aveva proseguito il Papa, “governa con la frusta della paura, della diseguaglianza, della violenza economica, sociale, culturale e militare che genera sempre più violenza in una spirale discendente che sembra non finire mai. C’è un terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l’intera umanità”.
Padre Robert Sirico (foto di Youtube)
Da qui – aveva aggiunto – “il fatto che ogni tirannia sia terroristica. E quando questo terrore, che è stato seminato nelle periferie con massacri, saccheggi, oppressione e ingiustizia, esplode nei centri con diverse forme di violenza, persino con attentati odiosi e vili, i cittadini che ancora conservano alcuni diritti sono tentati dalla falsa sicurezza dei muri fisici o sociali”. Certo, osserva Sirico, “si può abusare della ricchezza, sia nella sua produzione sia nel suo uso, e su questo non c’è dubbio. Ma ciò può accadere con tanti altri doni affidati all’essere umano. La ricchezza può avere un’origine e una finalità morale, come la sessualità, che se va nella direzione voluta da Dio diventa sacramento. Vorrei pensare che il Santo Padre non è in disaccordo con questo, anche perché per criminalizzare un tale processo dovrebbe abbandonare coloro che sono economicamente vulnerabili”. L’attacco di Bergoglio è stato duro riguardo il sistema capitalistico in sé: “Cerco chiarimenti – dice il nostro interlocutore – e li trovo nell’enciclica Centesimus annus, al punto 42, dove Giovanni Paolo II scrive che ‘se per capitalismo si intende’ la libera economia radicata su princìpi morali e religiosi e situata in un contesto giuridico, allora il capitalismo è positivo”.
Il problema, semmai, è di conciliare l’idea di una libera economia con la dottrina sociale della chiesa. Il presidente dell’Acton Institute pensa che l’impresa sia ardua poiché “c’è confusione su ciò che significa, soprattutto se si ha a che fare non con attori economici liberi ma con uomini d’affari che non mettono al centro delle loro preoccupazioni l’essere umano. Questa è ‘l’economia che uccide’, non i mercati competitivi. Quando non si comprendono l’economia e il sistema dei mercati, risulta facile assicurare che i soggetti economici di successo diventino ricchi a scapito di altri. Questo è noto, in termini economici, come ‘la fallacia della somma zero’”. La dottrina sociale della chiesa è altra cosa, osserva Sirico, ma il fatto rilevante è che “a volte la gente ama così tanto le proprie politiche pur sapendo che queste produrranno più povertà”. Il rischio è di guardare il problema in modo sbagliato, da una prospettiva non corretta se si dice, ad esempio, che il fondamentalismo è una conseguenza dell’idolatria del denaro.
“Se si parte dal presupposto che tutti i mercati globali per loro stessa natura ‘escludono le persone’ e che questo è immorale e deve essere condannato, ebbene, questa allora è idolatria del denaro. Vi sono, tuttavia, altre due forme di ciò che potrebbe a ragione essere definito fondamentalismo economico. Ciò si ha quando, da un lato, si demonizza qualcuno per il semplice fatto che ha successo o, dall’altro lato, si canonizzano i poveri solo perché tale successo non l’hanno avuto. La prima forma è conosciuta come il Vangelo della prosperità, la seconda come Teologia della liberazione. Io preferisco – dice Robert Sirico – l’intuizione avuta da Madre Teresa di Calcutta, secondo cui noi non pensiamo di avere diritto di giudicare i ricchi. Non vogliamo la lotta di classe, ma un incontro fra le classi, nel quale il ricco salva il povero e il povero salva il ricco”.