Il Papa: “Assolvere chi procura l'aborto, nessun peccato resiste alla misericordia”
Lettera apostolica di Francesco al termine del Giubileo: aperture ai lefebvriani, risposta ai legalisti che pongono “condizioni alla misericordia”.
Roma. “Tutto si rivela nella misericordia; tutto si risolve nell’amore misericordioso del Padre”. E’ questa la frase che si legge quasi all’inizio della Lettera apostolica Misericordia et misera firmata dal Papa e pubblicata oggi, a conclusione del Giubileo straordinario della misericordia. Francesco prende spunto dall’incontro di Gesù con l’adultera e scrive che “al centro non c’è la legge e la giustizia legale, ma l’amore di Dio, che sa leggere nel cuore di ogni persona, per comprenderne il desiderio più nascosto, e che deve avere il primato su tutto”.
E’ un concetto, questo, che si ritrova costantemente nelle undici pagine che compongono il messaggio. “Una volta che si è rivestiti della misericordia, anche se permane la condizione di debolezza per il peccato, essa è sovrastata dall’amore che permette di guardare oltre e vivere diversamente”. Poco dopo, il Pontefice aggiunge che “niente di quanto un peccatore pentito pone dinanzi alla misericordia di Dio può rimanere senza l’abbraccio del suo perdono. E’ per questo motivo che nessuno di noi può porre condizioni alla misericordia; essa rimane sempre un atto di gratuità del Padre celeste, un amore incondizionato e immeritato. Non possiamo, pertanto, correre il rischio di opporci alla piena libertà dell’amore con cui Dio entra nella vita di ogni persona”.
Il Papa è tornato poi su un punto assai presente nella sua predicazione, che può essere facilmente letto come indiretta risposta ai dubbi sollevati anche all’interno delle gerarchie episcopali e del Collegio cardinalizio sulle determinazioni dell’esortazione post sinodale Amoris laetitia: “Fermarsi soltanto alla legge equivale a vanificare la fede e la misericordia divina” e “anche nei casi più complessi, dove si è tentati di far prevalere una giustizia che deriva solo dalle norme, si deve credere nella forza che scaturisce dalla grazia divina”.
Quanto alle decisioni pratiche, Francesco ha deciso di concedere “a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto”. Una scelta che era stata concessa limitatamente all’Anno giubilare ma che ora viene estesa nel tempo. “Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre”.
Aperture anche nei riguardi della Fraternità San Pio X, fondata dal vescovo Marcel Lefebvre. “Per il bene pastorale di questi fedeli, e confidando nella buona volontà dei loro sacerdoti perché si possa recuperare, con l’aiuto di Dio, la piena comunione nella chiesa cattolica,s tabilisco per mia propria decisione di estendere questa facoltà oltre il periodo giubilare, fino a nuove disposizioni in proposito”.
Spazio anche al matrimonio: “L’esperienza della misericordia ci rende capaci di guardare a tutte le difficoltà umane con l’atteggiamento dell’amore di Dio, che non si stanca di accogliere e di accompagnare”.
Francesco ha deciso di istituire, nella ricorrenza della XXXIII domenica del Tempo ordinario, la Giornata mondiale dei poveri: “Sarà una giornata che aiuterà le comunità e ciascun battezzato a rfilettere su come la povertà stia al cuore del Vangelo e sul fatto che, fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa, non potrà esserci giustizia né pace sociale”.