Francesco e il mondo che rimuove il peccato
Il problema non è il Papa che annuncia il perdono, ma la società che lo elimina (nell’indifferenza gesuitica).
Caro Magris, scrivi sul Corriere della Sera che il mondo non è un paradiso di bellurie e che la ricezione di quanto stabilito dal Papa in ordine alla misericordia in confessionale per l’aborto è equivoca, perché allude alle aperture della chiesa al mondo divinizzando il secolo come luogo di una verità univoca. Non potrei essere più in accordo con la tua idea.
Una volta a Firenze, davanti a tre affreschi dell’Orcagna in Santa Maria Novella, ebbi una folgorazione. Un paesaggio (a sinistra per chi guarda) rappresenta l’inferno, ed è fantasy, un bestiario immenso, dantesco nelle metafore animali e sofferenti se non nel succo filosofico, un paesaggio estremamente improbabile. A destra il paradiso dei santi, un coro di visi celesti che ha riscontro solo in una superumanità intuibile ma sconosciuta in termini razionali. Al centro è il purgatorio, e lì ci siamo noi, uomini e donne in un prospetto di severo e deludente realismo. Il mondo come ricerca della giustizia e attesa della misericordia sta in quel centro del trittico dell’Orcagna, non altrove, non in un secolo divinizzato. La nostra vita vera, fatto salvo il diritto alla ricerca della felicità e scontata l’alta considerazione che di sé ha la storia della civilizzazione, somiglia molto all’espiazione dei peccati. Mi ha aiutato a capire quanto tu ricordi nel tuo articolo anche una vecchia frase di Eric Voegelin: “Quando Dio divenne invisibile dietro il mondo, le cose del mondo divennero nuovi dei”.
Il problema non è che il Papa riannunci il perdono dei peccati, ci mancherebbe, il problema è che il mondo il peccato lo elimina, approfittando dell’indifferenza gesuitica e della formidabile capacità dei Reverendi Padri di vedere Dio in tutte le cose, e lo rubrica come pianificazione familiare o come diritto. Su questo tema, eminentemente laico, con pochi seguaci valorosi, dieci anni fa quasi avevo tentato di imbastire una crociata laica, non per punire o interdire il perdono (figuriamoci) ma per mettere argine alla fatale indulgenza che ha trasformato il mondo moderno e contemporaneo in un gigantesco macello di bambini non ancora nati. Ho fallito l’obiettivo clamorosamente, dopo aver proposto un momento di verità che fece scandalo, e ora Emma Bonino si commuove per l’esortazione di Francesco a perdonare l’aborto senza se e senza ma, salvo ribadirne il carattere di soppressione ingiusta di una vita umana. La misericordia è un pane nutriente anche per i miei denti cinici di non credente. Ma la sordità morale verso l’aborto libero e pianificato come controllo delle nascite ha tutta l’apparenza di essere uno sfregio indelebile alla civiltà moderna, e la chiusura di questo tema non negoziabile in una parentesi, la parentesi del peccato pro forma, è un impoverimento della capacità del pensiero e della prassi cristiane di esercitare la contraddizione al mondo che è il sale del nostro vantato pluralismo di culture e di criteri di vita. Come tu mi insegni, senza l’aiuto della migliore cultura laica antiabortista (e non faccio nomi fin troppo noti) e senza l’impulso delle chiese cristiane, chi salerà il sale dopo la perdita del suo sapore? Con amicizia.
Editoriali
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