Il documento è stato pubblicato dai vescovi del Canada atlantico (LaPresse)

I vescovi canadesi e il rischio di confondere l'accompagnamento con la giustificazione dell'eutanasia

Matteo Matzuzzi

Un documento dei presuli del Canada atlantico cita Amoris laetitia. Ma il Pontefice ha definito l'eutanasia "un attentato alla vita" e un "comportamento da mafiosi"

Roma. Sarà il singolo sacerdote a decidere come e se concedere i sacramenti a coloro che chiedono l'eutanasia. Così accadrà nel Canada atlantico, regione orientale del grande paese nordamericano, secondo il documento pubblicato dalla locale conferenza episcopale. E la concessione avverrà in nome dei passaggi di Amoris laetitia, l'esortazione post sinodale sulla famiglia, in cui si afferma che nessuno può essere abbandonato. Una linea diametralmente opposta rispetto a quella scelta, ad esempio, dai confratelli dell'Alberta che, pur confermando la necessità di un "accompagnamento pastorale", hanno ribadito che chi sceglie la strada dell'eutanasia commette "un grave peccato".

 

I vescovi del Canada Atlantico scelgono la strada opposta: "La nostra preoccupazione è l'accompagnamento pastorale", ha tagliato corto il vescovo di Edmundston, Claude Champagne, aggiungendo che "Papa Francesco è il nostro modello". Tradotto nella pratica, "quando ci sono persone che soffrono o pensano all'eutanasia, noi dobbiamo accoglierle e cercare di capirle". Nessuna menzione riguardo il "grave peccato" che è rappresentato dall'eutanasia, come più volte ha ribadito il Papa.

 

 

L'accompagnamento è intento nobile e spesso – come dimostra il caso di padre Gabriel Ringlet, il teologo belga che lavorando in corsia accanto a quanti scelgono il suicidio assistito ha spiegato più volte che "anche se sul piano etico non si è d'accordo, ciò non significa che non dobbiamo essere presenti in questa frontiera" – porta i malati a cambiare idea, rifiutando l'eutanasia. Citando un singolo passaggio di Amoris laetitia, però, si rischia di confondere tale accompagnamento (su cui il Papa insiste in abbondanza) con una sorta di giustificazione dell'atto che, come si comprende rileggendo le numerose affermazioni di Francesco sul tema, resta un peccato gravissimo.

 

Si prenda un passaggio del discorso tenuto davanti all'Associazione dei medici cattolici italiani, nel 2014: "Il pensiero dominante propone a volte una 'falsa compassione': quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica 'produrre' un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre. La compassione evangelica invece è quella che accompagna nel momento del bisogno, cioè quella del Buon Samaritano, che 'vede', 'ha compassione', si avvicina e offre aiuto concreto".

 

Pochi mesi dopo, rincarò la dose, definendo "l'eutanasia un attentato alla sacralità della vita". Nell'estate del 2015, le parole più dure: "Non è progressista pretendere di risolvere i problemi eliminando una vita umana. E’ il comportamento dei mafiosi: c’è un problema, facciamo fuori questo".

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.