Müller mette in riga Marie Collins: "La commissione anti abusi ci ha solo chiesto di spedire lettere"
Il prefetto dell’ex Sant’Uffizio nega ogni contrasto tra la Curia e l’organismo anti pedofilia. “Basta con questo cliché secondo cui il Papa sta da una parte e i resistenti dall’altra”
Roma. Il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Müller, non ci sta a essere additato come il responsabile delle dimissioni di Marie Collins dalla commissione pontificia per la tutela dei minori. La signora, che subì abusi da un sacerdote quando era bambina, con una lettera a mezzo stampa pochi giorni fa ha annunciato il passo indietro – dopo averlo più volte minacciato negli ultimi tre anni, lanciando anche ultimatum e suggerendo al Papa di rimuovere un vescovo cileno perché “forse sapeva che un sacerdote aveva commesso abusi” – imputando alla curia resistenze alle riforme e all’operazione di trasparenza voluta dal Papa e portata avanti dall’organismo di cui faceva parte. Resistenze? “Penso che si dovrebbe mettere fine a questo cliché, l’idea che ci sia da un lato un Papa che vuole la riforma e dell’altro un gruppo di resistenti che vorrebbero bloccarla”, ha detto Müller intervistato da Gian Guido Vecchi sul Corriere della Sera.
Comunque, precisa il prefetto, “il compito della commissione è molto diverso da quello della congregazione. Quest’ultima fa i processi canonici ai chierici accusati dei delitti più gravi. Lo scopo è differente, ma la congregazione ha collaborato alla costituzione della commissione. Uno dei nostri collaboratori ne fa parte”. Inoltre, “il cardinale O’Malley, che presiede la commissione, è stato di recente nominato dal Santo Padre membro della congregazione, sempre allo scopo di realizzare le misure più efficaci per la tutela dei minori nella chiesa”.
Quanto alle accuse di Marie Collins, secondo la quale sarebbero due gli episodi incriminati (un cambiamento di procedura nella cura delle vittime e una richiesta di collaborazione entrambi rifiutati dalla Dottrina della fede), il cardinale tedesco risponde: “Non so di questi presunti episodi. La Commissione ha solo inoltrato una richiesta formale chiedendoci di scrivere lettere alle vittime per mostrare la vicinanza della chiesa alla loro sofferenza”. Nient’altro. Anche perché “questo’atto della cura pastorale è un compito dei vescovi nelle loro chiese particolari e dei superiori generali degli istituti religiosi, che sono più vicini. Se c’è una decisione del Papa o la consegna di un compito specifico, non ci sono resistenze”. “E’ un malinteso – ha chiosato Müller – che questo dicastero, a Roma, possa occuparsi di tutte le diocesi e ordini religiosi nel mondo”.
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