"E' ora di lasciare la panchina ed entrare in campo". La missione dei "nuovi cattolici" nel deserto spirituale francese
Intervista all’abbé Pierre-Hervé Grosjean, "il prete più conosciuto di Francia". "Siamo una minoranza, ma più visibili. Minoritari, ma più ferventi"
Roma. "Il cattolicesimo francese conosce una situazione inedita: in più di centocinquant’anni di storia non è mai stato così minoritario. Due esempi lo illustrano: l’età media dei sacerdoti è di 75 anni e solo un terzo dei bambini è oggi battezzato". Parte da qui, l’abbé Pierre-Hervé Grosjean, 39 anni, definito "il sacerdote più conosciuto di Francia" data la sua costante presenza sui social network, per fotografare lo stato del cattolicesimo in Francia. Dato il quadro, "significa che ci saranno ancora meno sacerdoti e che nei prossimi venti o trent’anni gli adulti che vivranno in Francia non conosceranno più Gesù Cristo. Allo stesso tempo, io credo che noi non saremo mai una minoranza come le altre, una minoranza tra le altre : non si cancellano in un colpo millecinquecento anni di storia cristiana".
Grosjean, che è tra i fondatori di padreblog.fr, un blog di sacerdoti che dicono la loro in maniera schietta sui temi d’attualità, grandi e piccoli, da tempo parla dell’esigenza di sviluppare un "cattolicesimo senza complessi" , quasi disinibito. E questo perché, dice al Foglio, "una minoranza che non comunica è condannata a morire. Quando si è una minoranza, si è tentati di diluirsi o di richiudersi in se stessi. In un caso come nell’altro significa rinunciare a essere presenti. Si tratta di abbandono, diserzione. Una parola impossibile per i cristiani!".
"Io – aggiunge l’abbé – credo che l’avvento dei cattolici senza complessi, imperturbabili, sia una necessità : noi siamo costretti a testimoniare, a rendere conto della speranza che ci anima. Abbiamo anche bisogno di reinventare i modi per trasmettere il messaggio del cristianesimo. Questo è ciò che disse un giorno il Papa emerito Benedetto XVI, il futuro appartiene alle minoranze creative".
La grande speranza sono i giovani, spiega padre Grosjean, autore tra le altre cose del libro Catholiques, engageons-nous! (Artège, 2016) : "Le giovani generazioni hanno naturalmente le loro debolezze, ma sono particolarmente generose. Sono state prese di mira fin dalla più giovane età, hanno dovuto assicurare la sua fede cristiana, argomentare e dibattere. Ma hanno anche trovato dei luoghi di guarigione, necessari a nutrire questa testimonianza. I nostri pellegrinaggi, i nostri santuari (Lourdes, Rocamadour,...) sono frequentati da molti giovani che riscoprono pratiche un po’ abbandonate dai loro genitori, come l’adorazione eucaristica o la confessione. Nelle nostre grandi città, le parrocchie di giovani si sviluppano e sono come oasi in un deserto spirituale", dice padre Grosjean. "Molti giovani non hanno paura di impegnarsi nel mondo caritativo, nel sociale, anche nelle periferie".
Insomma, se proprio si volesse cercare uno slogan, una sintesi alla nuova forma di presenza, si potrebbe dire "inferiori di numero ma più visibili ; minoritari ma più ferventi. E’ questo che caratterizza oggi i giovani cattolici francesi. I sacerdoti che come me li accompagnano, sono influenzati dal loro desiderio di essere testimoni di un tesoro che (noi crediamo), ha sconvolto il mondo: il Vangelo".