Il Generale gesuita: "Il diavolo? Figura simbolica"
Padre Arturo Sosa ritiene il demonio "una figura creata per esprimere il male". Ben diverso il pensiero di Papa Francesco, secondo cui "il diavolo esiste, non è un mito e dobbiamo lottare contro di lui"
Roma. “Abbiamo creato figure simboliche, come il diavolo, per esprimere il male. Anche i condizionamenti sociali rappresentano questa figura, ci sono persone che si comportano così perché c'è un ambiente dove è molto difficile fare il contrario”. E' l'ultima risposta che padre Arturo Sosa Abascal, da pochi mesi Preposito generale della Compagnia di Gesù, dà al supplemento Papel del Mundo, cui ha concesso una lunga intervista che spazia dalla crisi in Venezuela al futuro della chiesa. “Dal mio punto di vista”, ha spiegato padre Sosa, “il male fa parte del mistero della libertà. Se l'essere umano è libero, può scegliere tra il bene e il male. Noi cristiani crediamo che siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, per cui Dio è libero, ma Dio sempre sceglie di fare il bene perché è tutto bontà”.
E' il diavolo inteso come mera “figura simbolica” la questione che ha fatto più discutere rispetto all'ampiezza e complessità dei temi affrontati dal Preposito generale. Anche perché tale affermazione si discosta e non poco da quanto il Papa ha sempre affermato in questi quattro anni di pontificato, e cioè che il diavolo è presenza reale e incombente. E' sufficiente ripercorrere l'elenco delle omelie mattutine pronunciate a Santa Marta per accorgersene.
Il 30 ottobre del 2014, Francesco fu chiarissimo: “A questa generazione – a tante altre – hanno fatto credere che il diavolo fosse un mito, una figura, un’idea, l’idea del male. Ma il diavolo esiste e noi dobbiamo lottare contro di lui. Lo dice Paolo, non lo dico io! La Parola di Dio lo dice. Ma noi non siamo tanto convinti. E poi Paolo dice com’è questa armatura di Dio, quali sono le diverse armature, che fanno questa grande armatura di Dio. E lui dice: ‘State saldi, dunque, state saldi, attorno ai fianchi la verità’. Questa è un’armatura di Dio: la verità”.
Concetto estremamente chiaro anche a sant'Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù. Negli esercizi spirituali, il santo ricorda infatti che “l'uomo vive sotto il soffio di due venti, quello di Dio e quello di Satana”, e quest'ultimo – regola numero tredici – “si comporta come un frivolo corteggiatore che vuole rimanere nascosto e non essere scoperto”, come “un condottiero che vuole vincere e fare bottino” (quattordicesima regola).
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