Papa Francesco dice che non perdonerà mai chi è accusato di pedofilia
Bergoglio: “Proviamo vergogna per gli abusi commessi da ministri consacrati”. Prima aveva parlato davanti alla commissione Antimafia: “L’Italia ha un’ottima legislazione”
“La Chiesa è arrivata tardi”, dice Bergoglio rivolgendosi alla pontificia commissione per la tutela dei minori, presieduta da Sean O’Malley, cardinale di Boston. In occasione dell’apertura dell’Assemblea plenaria il papa ha parlato di pedofilia: “La coscienza è arrivata tardi e quindi anche i mezzi per risolvere il problema. Lo scandalo dell’abuso sessuale è una rovina per tutta l’umanità e per la Chiesa è stata un’esperienza molto dolorosa”. “Proviamo vergogna per gli atti commessi da ministri consacrati – ha aggiunto il papa – e l’antica pratica di spostarli da una diocesi all’altra ha addormentato un po’ le coscienze”. "Un abuso sui minori, provato, è sufficiente per non ricevere il ricorso. Se ci sono le prove la pena è definitiva. Non per un'avversione: la persona che fa questo, uomo o donna, è malata. E' una malattia e oggi lui si pente ma poi dopo due anni ricade. Dobbiamo metterci in testa che è una malattia", ha spiegato Francesco.
Bergoglio, riferendosi alla pedofilia, ha parlato di un peccato orribile, “in completa contraddizione con ciò che Cristo e la Chiesa ci hanno insegnato”. Ha ringraziato il cardinale O’Malley per il suo lavoro che ha definito “profetico” e tutte le vittime che hanno voluto condividere con lui “le storie sugli effetti che l’abuso sessuale ha provocato nella loro vita e sulle loro famiglie”. “Per questo, rinnovo ancora una volta la promessa che la Chiesa risponderà applicando le misure più severe contro tutti quelli che hanno tradito la loro missione e hanno abusato dei figli di Dio”, sono state le parole di Bergoglio, “le misure disciplinari che la Chiesa deve adottare devono essere applicate a tutti quelli che lavorano nelle nostre istituzioni e la responsabilità è dei Vescovi, dei sacerdoti e di tutti coloro che hanno avuto la vocazione”.
Il Papa ha anche citato “Come una madre amorosa”, la lettera apostolica in forma di motu proprio, “che affronta i casi di chi, per negligenza, ha compiuto atti in grado di danneggiare terzi” e ha ringraziato ulteriormente la commissione per la tutela dei minori per aver ispirato questo testo sul “principio di responsabilità nella Chiesa”.
Dopo aver incontrato O’Malley, in occasione del ventisettesimo anniversario dell’omicidio del giudice Livatino, Bergoglio ha ricevuto anche la Commissione parlamentare Antimafia e con il presidente Rosy Bindi, nella Sala Clementina in Vaticano, ha parlato di lotta alla corruzione che “rappresenta il terreno fertile nel quale le mafie attecchiscono”, ha detto. “La corruzione”, ha proseguito, “è un habitus costruito sull’idolatria del denaro e la mercificazione della dignità umana, per cui va combattuta con misure non meno incisive di quelle previste nella lotta alle mafie”.
Il Pontefice ha lodato le leggi italiane antimafia: “L’Italia deve essere orgogliosa di aver messo in campo una legislazione che coinvolge Stato, cittadini, mondo laico, cattolico e religioso in senso lato”. Poi ha parlato di una banalizzazione del male che nasce “da una politica deviata, piegata da accordi non limpidi”. “La politica autentica – ha proseguito – quella che riconosciamo come forma eminente di carità, opera per assicurare un futuro di speranza e per promuovere la dignità di ognuno. Proprio per questo sente la lotta alle mafie come una priorità”.
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