Torturati e crocifissi. Ecco l'ultimo rapporto sulle persecuzioni dei cristiani
Dalla Cina all'Iraq, una situazione "degenerata"
Roma. La persecuzione contro i cristiani nel biennio 2015-17 non è diminuita, anzi. A leggere l’ultimo dettagliato rapporto di Aiuto alla chiesa che soffre, il quadro che emerge è sconfortante. Fondamentalismo religioso, nazionalismo, regimi totalitari, violenze “indirettamente finanziate dall’occidente” e “incapacità dei governi occidentali di porre un tempestivo freno al genocidio in atto in medio oriente e non solo” hanno preso di mira, ovunque nel mondo, le comunità cristiane. Sono tredici i paesi presi in esame dal rapporto e in metà di questi “la situazione è degenerata rispetto al biennio precedente”. Si tratta di Cina, Pakistan, India, Sudan, Siria, Iraq e Turchia. Situazione “lievemente peggiorata” in Egitto, Eritrea, Iran e Nigeria”.
Stabile in Arabia Saudita e Corea del nord, per quanto possa definirsi “stabile” la vita assai precaria dei cristiani in questi due paesi: una situazione – si legge – che “era tanto drammatica da non poter aggravarsi”. Il livello della persecuzione è quello cui ci s’è abituati negli ultimi anni, “alcuni cristiani sono stati impiccati o crocifissi, altri violentati, alcuni rapiti e mai più ritrovati”. Più volte ritorna, nel rapporto, la parola “genocidio”, sulla quale il Papa ha raccomandato più d’una volta prudenza, ma che altri esponenti della curia vaticana hanno utilizzato e accettato (primo fra tutti, il cardinale Jean-Louis Tauran, diplomatico di carriera e presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso). Genocidio che – si osserva – “è in atto contro i cristiani in Nigeria, dove all’azione della setta islamista Boko Haram si uniscono le violenze commesse da pastori estremisti di etnia fulani, che hanno devastato villaggi cristiani e ucciso molti fedeli”. Proprio qui, nell’enorme paese africano, da anni è in corso una guerra etnica che ha portato all’eliminazione fisica anche di esponenti dell’islam moderato, rei di condannare le azioni dei fondamentalisti e di cercare il dialogo con i cristiani. Dure, poi, le accuse al governo cinese, con vescovi arrestati e fatti sparire, fedeli impossibilitati a partecipare alle messe. E ciò nonostante il negoziato, delicato, tra Pechino e la Santa Sede per il ristabilimento di un rapporto che porti (quantomeno) al riconoscimento dei vescovi scelti da Roma, magari tra nomi graditi alle autorità cinesi.
Storie di cattedrali devastate, come nelle Filippine. Racconti di torture, con uomini legati a croci e minacciati di morte. “I cristiani sono dei maiali. Non meritate di vivere”, aveva detto un militante jihadista a Elia Gargous, rapito da milizie islamiste di al Nusra nella Siria occidentale. Legato e imbavagliato, portato nel monastero di Sant’Elia e costretto ad assistere alla profanazione di icone sacre. “Ci hanno intimato di convertirci, ma ci siamo rifiutati. Poi hanno ucciso delle persone di fronte ai nostri occhi”, ha raccontato una volta tornato in libertà. E poi gli antichi conventi rasi al suolo, le tombe aperte, le croci abbattute con pale, piccozze, martelli.
Giovedì mattina, nell’omelia pronunciata in occasione della concelebrazione eucaristica di ringraziamento per il centenario della congregazione per le chiese orientali, il Papa è tornato a denunciare la persecuzione dei cristiani: “Vediamo tanti nostri fratelli e sorelle cristiani delle chiese orientali sperimentare persecuzioni drammatiche e una diaspora sempre più inquietante. Questo fa sorgere tante domande, tanti perché”.
Editoriali
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