Il Papa alla Fao: “Guerre e cambiamenti climatici determinano la fame”
Affondo contro Trump: “Disgraziatamente qualcuno sta abbandonando l'Accordo di Parigi”. Poi regala una statua di nove quintali raffigurante Aylan, il piccolo profugo morto al largo della Turchia
Roma. Di primo mattino il Papa ha fatto il suo ingresso nella sede della Fao, a Roma, in occasione della celebrazione della Giornata mondiale dell'alimentazione, quest'anno dedicata al tema “Cambiare il futuro della migrazione. Investire nella sicurezza alimentare e nello sviluppo rurale”. Francesco ha lasciato in dono una statua di marmo raffigurante Aylan, il piccolo profugo siriano annegato davanti alla spiaggia di Bodrum nell'ottobre del 2015. La statua, in marmo bianco di Carrara, pesa nove quintali. Quindi, entrato nella Sala Plenaria, il Papa ha pronunciato un discorso che partiva dalla domanda: come affrontare il problema della fame e delle migrazioni? Risposta: andando alla radice del problema, superando cioè i due principali ostacoli che ci sono, i conflitti e i cambiamenti climatici.
Bergoglio ha attaccato Trump, quando – lodando l'Accordo di Parigi – ha sottolineato che “disgraziatamente qualcuno lo sta abbandonando”. Quindi, il Papa ha parlato dei “delicati equilibri degli ecosistemi”, dell'”avidità del profitto”, della “presunzione di manipolare e controllare le risorse limitate del pianeta”. “Certamente – ha aggiunto Francesco – guerre e cambiamenti climatici determinano la fame, evitiamo dunque di presentarla come una malattia incurabile”.
Altro affondo quando ha ricordato che “le risorse alimentari non di rado vengono lasciate in balìa della speculazione, che le misura solamente in funzione della prosperità economica dei grandi produttori o in relazione alla potenzialità di consumo e non alle esigenze reali delle persone. E così si favoriscono i conflitti e gli sprechi, e aumentano le file degli ultimi della terra che cercano un futuro fuori dai loro territori di origine”.
“L’impegno della diplomazia ci ha dimostrato, anche in eventi recenti, che fermare il ricorso alle armi di distruzione di massa è possibile. Tutti siamo consapevoli della capacità di distruzione di tali strumenti. Ma siamo altrettanto consapevoli degli effetti della povertà e dell’esclusione?”, ha chiesto il Papa. “Come fermare persone disposte a rischiare tutto, intere generazioni che possono scomparire perché mancano del pane quotidiano, o sono vittime di violenza o di mutamenti climatici? Si dirigono dove vedono una luce o percepiscono una speranza di vita. Non potranno essere fermate da barriere fisiche, economiche, legislative, ideologiche: solo una coerente applicazione del principio di umanità potrà farlo. E invece diminuisce l’aiuto pubblico allo sviluppo e le Istituzioni multilaterali vengono limitate nella loro attività, mentre si ricorre ad accordi bilaterali che subordinano la cooperazione al rispetto di agende e di alleanze particolari o, più semplicemente, ad una tranquillità momentanea. Al contrario, la gestione della mobilità umana richiede un’azione intergovernativa coordinata e sistematica, condotta secondo le norme internazionali esistenti e permeata da amore e intelligenza. Il suo obiettivo è un incontro di popoli che arricchisca tutti e generi unione e dialogo, e non esclusione e vulnerabilità”.
“Il giogo della miseria generato dagli spostamenti spesso tragici dei migranti”, ha aggiunto Bergoglio, può essere rimosso mediante una prevenzione fatta di progetti di sviluppo che creino lavoro e capacità di riposta alle crisi climatiche e ambientali. La prevenzione costa molto meno degli effetti provocati dal degrado dei terreni o dall’inquinamento delle acque, effetti che colpiscono le zone nevralgiche del pianeta dove la povertà è la sola legge, le malattie sono in crescita e la speranza di vita diminuisce”.