Ritorno a Ratisbona
“Le chiese e i liberal hanno steso tappeti rossi all’islam politico”. Parla Abdel-Samad, sociologo sotto scorta
Roma. “Le chiese in Germania dialogano troppo con le associazioni islamiche. Bisogna parlare con i singoli, piuttosto che con i gruppi politici”. Racconta la Frankfurter Allgemeine Zeitung che a scandire queste parole in una storica conferenza a Passau è stato un sociologo di origini egiziane, Hamed Abdel-Samad, che vive sotto scorta in Germania e che in Italia ha pubblicato il suo libro più noto, “Fascismo islamico” (Garzanti). Il presidente del Consiglio della chiesa evangelica in Germania (Ekd), Heinrich Bedford-Strohm, ha risposto all’intellettuale musulmano dicendo che il problema è stato riconosciuto. “Tardi”, ha risposto Abdel-Samad. Agli immigrati musulmani in Germania, Abdel-Samad ha detto di aspettarsi “che rispettino i valori e apprendano la lingua e che siano disposti a identificarsi con essi. Allo stesso tempo, il governo non dovrebbe inviare i migranti musulmani alle moschee e alle loro associazioni per essere integrati. E’ esattamente il modo sbagliato”.
“L’errore delle chiese è di considerare i gruppi politici islamici come partner, elevandone il ruolo educativo e sociale, sperando così di salvare anche se stesse dalla secolarizzazione”, dice Abdel-Samad al Foglio. “Le chiese così facendo hanno ceduto al relativismo religioso. Il Dio della cristianità non è come il Dio dell’islam. Cristiani e musulmani non vedono se stessi nella società allo stesso modo. Gesù non fece leggi, Maometto sì. La sharia non è come il Vangelo”. Nel 2006 Benedetto XVI fece ritorno in Baviera, la terra dove è nato, dove è stato ordinato sacerdote e dove ha iniziato a insegnare. Il 12 settembre, all’Università di Ratisbona di fronte al mondo scientifico, il Papa rivendicò le radici ebraiche, greche e cristiane della propria fede, spiegando perché erano diverse dal monoteismo islamico e citando una ormai celebre frase dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo. “Papa Benedetto XVI a Ratisbona ebbe la vera e unica visione del dialogo interreligioso, andò al cuore del problema, l’immagine di Dio nell’islam e la violenza”, continua al Foglio Abdel-Samad. “Fu un discorso teologico strepitoso che però i musulmani e la sinistra hanno rifiutato e condannato come un crimine morale. Dialogo per loro significa porgere l’altra guancia, baciarsi. Ma di questo non abbiamo bisogno. Ratisbona è stata una occasione persa. Dall’11 settembre a oggi, musulmani e cristiani hanno sempre risposto alla violenza nell’islam allo stesso modo: ‘Questo non ha nulla a che fare con l’islam’. Ma questa apologetica ha aumentato la violenza. Il problema è dentro l’islam, la visione differente del martirio fra cristianesimo e islam. Papa Francesco mi piace, è un uomo buono e gentile, ma sull’islam ha chiuso gli occhi e non ha preso seriamente questa sfida. Serve un dialogo vero, non un’artificiale armonia. La naïveté arriva da laici e cristiani. Le chiese hanno steso tappeti rossi all’islam politico, mentre i liberal – coloro che dovrebbero avere a cuore laicità, libertà di parola, uguaglianza – hanno fallito. Le femministe, ossessionate dal gender e dai bagni per i trans, non vedono problemi nel burqa. Fanno battute su Gesù, ma non su Maometto. La sinistra ha una gerarchia di vittimismo: sei vittima solo di America e Israele. E’ il razzismo delle basse aspettative, dai musulmani si pretende sempre di meno”.
E un dialogo fra sordi. “Stiamo tradendo la cultura occidentale in nome della tolleranza. E l’islam politico usa la ‘zona grigia’ nelle nostre costituzioni per avanzare, costruendo moschee, sottomettendo le donne, tutto in nome della tolleranza. Sono pessimista sul futuro immediato, perché non vedo coraggio e la demografia è a loro favore. In molte scuole tedesche già oggi metà degli studenti sono musulmani. E’ solo questione di tempo prima che avremo superato il punto di non ritorno. Un giorno saremo minoranza di valori in Europa. Non a causa dei musulmani, ma degli occidentali che non stanno dalla nostra parte. Il dramma è l’alleanza fra islam politico e relativismo culturale. Forse coloro che credono nei valori occidentali oggi sono già minoranza oppure silenti, irrilevanti”.