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Il Papa contro "i nuovi diritti" creati "in seguito ai sommovimenti del '68"

Matteo Matzuzzi

Famiglia, bambini scartati e libertà nel discorso del Pontefice ai diplomatici

Roma. Non solo appelli a “prendersi cura della nostra Terra” e richiami “all’importanza del diritto al lavoro”: in mattinata, davanti al Corpo diplomatico riunito in Vaticano per il tradizionale scambio d’auguri d’inizio anno, il Papa ha voluto celebrare a suo modo il cinquantesimo anniversario dal 1968.

 

Francesco, partendo dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ha osservato che “in seguito ai sommovimenti sociali del Sessantotto, l’interpretazione di alcuni diritti è andata progressivamente modificandosi, così da includere una molteplicità di nuovi diritti, non di rado in contrapposizione tra loro”. Vi può essere il rischio – secondo il Papa “per certi versi paradossale” – che “in nome degli stessi diritti umani si vengano a instaurare moderne forme di colonizzazione ideologica dei più forti e dei più ricchi a danno dei più poveri e dei più deboli”.

 

Quando si parla di diritti fondamentali, ha aggiunto Bergoglio, bisogna ricordare che i diritti alla vita, alla libertà e alla inviolabilità di ogni persona umana non sono lesi solo dalla guerra o dalla violenza: “Nel nostro tempo ci sono forme più sottili, penso innanzitutto ai bambini innocenti, scartati ancor prima di nascere; non voluti talvolta solo perché malati o malformati o per l’egoismo degli adulti”. Certo, è necessario “adoperarsi attivamente per la pace”, lavorare per promuovere “il disarmo e lo sviluppo integrale”, “non dimenticare le sofferenze di tante parti del continente africano”, favorire il dialogo tra le Coree e tra israeliani e palestinesi – “la Santa Sede rinnova il suo pressante appello a ponderare ogni iniziativa affinché si eviti di esacerbare le contrapposizioni” –, ma il “pensiero speciale” del Papa va alla famiglia: “Purtroppo è noto come, specialmente in occidente, la famiglia sia ritenuta un istituto superato. Alla stabilità di un progetto definitivo, si preferiscono oggi legami fugaci. Ma – ha sottolineato – non sta in piedi una casa costruita sulla sabbia di rapporti fragili e volubili. Occorre piuttosto la roccia, sulla quale ancorare fondamenta solide. E la roccia è proprio quella comunione di amore, fedele e indissolubile, che unisce l’uomo e la donna, una comunione che ha una bellezza austera e semplice, un carattere sacro e inviolabile e una funzione naturale nell’ordine sociale. Ritengo pertanto urgente che si intraprendano reali politiche a sostegno della famiglia, dalla quale peraltro dipende l’avvenire e lo sviluppo degli stati. Il disinteresse per le famiglie porta con sé un’altra conseguenza drammatica, che è il calo della natalità. Si vive un vero inverno demografico”.

 

Il Papa è poi tornato sul tema delle migrazioni, di cui si parla molto, “talvolta solo per suscitare paure ancestrali”. Francesco ha ringraziato i paesi che hanno accolto uomini e donne in fuga dalla miseria e dalle guerre, in particolare l’Italia: “Il mio auspicio – ha detto – è che le difficoltà che il paese ha attraversato in questi anni, le cui conseguenze permangono, non portino a chiusure e preclusioni”. Il Pontefice precisa che “la Santa Sede non intende interferire nelle decisioni che spettano agli stati”, ma “ritiene di dover svolgere un ruolo di richiamo dei princìpi di umanità e di fraternità”.

 

Tra i diritti umani richiamati da Francesco, c’è stato anche quello alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, che include la libertà di cambiare religione: “Purtroppo è noto come il diritto alla libertà di religione sia sovente disatteso e non di rado la religione divenga o l’occasione per giustificare ideologicamente nuove forme di estremismo o un pretesto per l’emarginazione sociale, se non addirittura per forme di persecuzione dei credenti”.

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.