Il cardinale McCarrick con San Giovanni Paolo II (foto LaPresse)

Dopo il Cile, l'America: cade la testa del cardinale McCarrick

Matteo Matzuzzi

Il segretario di stato, Pietro Parolin, su indicazione di Papa Francesco, gli ha chiesto di “non esercitare più pubblicamente il suo ministero sacerdotale”. Il motivo è sempre lo stesso: abusi sessuali su minori risalenti a quasi cinquant’anni fa

Roma. La scure vaticana, stavolta, s’è abbattuta sul capo del cardinale Theodore McCarrick, ottantottenne arcivescovo emerito di Washington e potentissima punta di diamante dell’ala liberal della gerarchia cattolica americana orfana di Joseph Bernardin, leader indiscusso della corrente progressista d’oltreoceano fino alla “rivoluzione” wojtyliana che segnò la sterzata dell’episcopato a destra. Il segretario di stato, Pietro Parolin, “sotto indicazione di Papa Francesco, ha chiesto al cardinale McCarrick di non esercitare più pubblicamente il suo ministero sacerdotale”.

 

Il motivo è sempre lo stesso: abusi sessuali su minori risalenti a quasi cinquant’anni fa. Il cardinale si dice sconvolto – e dice che a essere sconvolti saranno anche “i miei molti amici” –, ovviamente fa sapere che obbedirà a quel che ha disposto il Papa e aggiunge che la “mia tristezza è divenuta profonda quando sono stato informato che le accuse erano state ritenute credibili e motivate”. A informare della vicenda è stato primo fra tutti il cardinale Timothy Dolan, con una Nota in cui ha ricordato che l’indagine è stata fatta a New York perché all’epoca dei fatti incriminati McCarrick era prete nella metropoli della East coast e che “il comitato di revisione ha ritenuto le affermazioni” dell’accusatore “credibili e fondate”. Dolan ha anche ringraziato l’accusatore “per essersi fatto avanti”.

 

A difendere il cardinale, ancora oggi assai attivo e non di certo ritirato in una pensione eremitica – per settimane negli Stati Uniti si disse che fu lui a proporre a Francesco il vescovo Blase Cupich per la successione del cardinale Francis George a Chicago – non ci ha pensato nessuno. Gli statement diffusi dai confratelli porporati sono tutti segnati dalla voglia chiarissima di prendere le distanze da lui. Perfino il cardinale Joseph Tobin, arcivescovo di Newark – sede occupata da McCarrick dal 1986 al 2000 – e per idee pastorali vicino a McCarrick, ha scritto che di accuse secondo le quali il porporato avrebbe abusato di minori la sua diocesi non ha mai avuto notizia, mentre “ci sono state accuse secondo le quali era stato coinvolto in relazioni sessuali con adulti”. Tobin, puntualizzando che le accuse “sono tre e due hanno portato a risarcimenti”, va già oltre la sospensione – misura forte, se paragonata al congedo concesso a George Pell per difendersi da accuse tutte da dimostrare in Australia – decisa dalla Santa Sede e si dice pronto a “cercare il perdono e la guarigione”. McCarrick ribadisce con forza di aver sempre collaborato con la giustizia e di ritenersi innocente, non ricordando neppure la genesi di “queste accuse”.

 

Il caso riapre ferite a fatica suturate in un episcopato che per più di un decennio ha dovuto, suo malgrado, fare i conti con la piaga degli abusi e con i risarcimenti multimilionari che hanno mandato sull’orlo del fallimento intere diocesi. Il caso emblematico è quello di Boston, con il cardinale Bernard Law accusato di aver coperto le violenze su minori commessi dai sacerdoti diocesani limitandosi a trasferirli da una parrocchia all’altra. Quando il vaso di Pandora fu scoperchiato dal Boston Globe con l’inchiesta “Spotlight”, a Law non rimase altra scelta se non dimettersi e riparare a Roma. E non è un caso se il suo successore, il cappuccino Sean O’Malley, sia stato nominato dal Papa presidente della Pontificia commissione per la tutela dei minori. E’ anche per questi precedenti che la Conferenza episcopale americana, per ora attraverso tre vescovi, ci va con i piedi di piombo, temendo che una nuova ondata di accuse e testimonianze vecchie di decenni tornino di colpo attuali, rendendo un po’ cilena la chiesa americana.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.