Benedetto XVI riprende in mano la penna e scrive sulla “sua” Communio
Un saggio del Papa emerito sul dialogo ebraico-cristiano
Roma. Che Benedetto XVI fosse uomo impegnato anche nel silenzio del monastero Mater Ecclesiae dove vive ormai da cinque anni e mezzo lo si era capito quando aveva declinato l’invito a scrivere la prefazione agli undici “volumetti” sulla teologia e filosofia di Papa Francesco che gli era stata richiesta da mons. Dario Edoardo Viganò, l’allora prefetto della Segreteria (ora dicastero) delle Comunicazioni. “Ho altri impegni già assunti”, aveva chiosato Joseph Ratzinger, confermando che lo studio e la scrittura fanno ancora parte della sua vita quotidiana, insieme naturalmente alla preghiera. Ora, in piena estate, sulla rivista Communio – da lui fondata assieme a Hans Urs von Balthasar e Henri de Lubac – esce un suo saggio dal titolo un po’ misterioso: “Misericordia e vocazione senza rimpianti”. Il Papa emerito riflette sul dialogo ebraico-cattolico e in particolare si sofferma sulla cosiddetta “teoria della sostituzione”, e cioè che Israele non sarebbe sostituto dalla chiesa.
Ratzinger scrive che questa idea “non è mai esistita come tale”, precisando che l’ebraismo “non è una religione tra le altre” bensì “si trova in una condizione speciale e come tale deve essere riconosciuto dalla chiesa”. Benedetto XVI si sofferma poi su un altro punto, quello della “alleanza mai sciolta” tra Dio e gli ebrei. La formula risale a Giovanni Paolo II e per il Pontefice emerito necessita oggi di alcune precisazioni. La tesi “è da considerarsi corretta ma nel dettaglio necessita ancora di molte precisazioni e approfondimenti. La formula dell’alleanza mai sciolta – prosegue Ratzinger – è stata sicuramente di grande aiuto nella prima fase del nuovo dialogo tra ebrei e cristiani, ma a lungo termine non è sufficiente a esprimere la grandezza della realtà in maniera sufficientemente appropriata”.
In origine il testo, scritto alla fine dello scorso ottobre, non era stato pensato per essere pubblicato, ha detto il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, ma alla fine – dietro qualche insistenza – Benedetto XVI ha acconsentito alla diffusione del saggio attraverso le pagine di Communio.
Non tutti hanno però gradito la nuova uscita del Papa emerito. “Non penso sia molto saggio per un ‘Papa emerito’ pubblicare su riviste accademiche nuovi saggi su delicate questioni teologiche”, ha scritto su Twitter lo storico del cristianesimo Massimo Faggioli. Negli ultimi anni Ratzinger è più volte intervenuto pubblicamente, spesso firmando prefazioni a volumi di amici o vecchi collaboratori (è il caso, ad esempio, dei libri pubblicati dai cardinali Gerhard Ludwig Müller e Robert Sarah), altre volte inviando messaggi in qualche modo legati a vicende d’attualità, come nel caso del testo recapitato a Colonia per i funerali del cardinale Joachim Meisner, nel luglio di un anno fa.
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