L'inquisizione positivista dice che la sanità è finita nelle grinfie della chiesa
Un’inchiesta di FiveThirtyEight e il pregiudizio anticattolico
New York. “Sempre più spesso, il luogo in cui un paziente vive determina se la dottrina cattolica, e il modo in cui i vescovi locali la interpretano, deciderà il tipo di cura che potrà ricevere”, si legge in un numero del 1855 del quotidiano del partito Know-Nothing, eterogenea compagine nativista tenuta insieme dal pregiudizio anticattolico. Anzi no. L’estratto è di un’inchiesta pubblicata mercoledì sul sito FiveThirtyEight, la bibbia (in senso metaforico, s’intende) delle statistiche, dei numeri e dei duri fatti snocciolati con freddezza positivistica da Nate Silver e dai suoi colleghi secchioni.
L’articolo denuncia un fatto allarmante sintetizzato in questo titolo: “Come i vescovi cattolici stanno influenzando le cure mediche nell’America rurale”. Si depreca, in questo approfondimento denso di statistiche, il fatto che gli ospedali cattolici in America crescono, grazie allo status di nonprofit e alla gestione oculata, mentre quelli pubblici o privati di natura non religiosa sono in crisi, e così le comunità dell’America profonda si trovano sempre più spesso ad avere a portata di mano soltanto ospedali governati dai vescovi e dalle loro interpretazioni teologiche.
Nel 2011 29 cittadine dell’America profonda erano servite esclusivamente da una clinica cattolica, nel 2016 il numero è cresciuto a 45; nello stesso periodo il numero di ospedali cattolici nel paese è incrementato del 22 per cento, mentre il numero totale delle cliniche sul suolo nazionale è diminuito. In certi stati del Midwest oltre il 30 per cento dei posti letto è gestito da istituzioni di ispirazione cattolica. Seguendo una logica empirica elementare, un media di approfondimento si domanderebbe come mai le cliniche cattoliche prosperano mentre il sistema ospedaliero va in frantumi, e potrebbe perfino arrivare a notare che le comunità rurali apparentemente vessate dai vescovi potrebbero non avere nessun ospedale nelle vicinanze, e invece almeno uno ce l’hanno; FiveThrityEighty si concentra invece sul fatto che i pazienti sono privati di servizi che gli ospedali cattolici non offrono perché contrari alle convinzioni religiose che ispirano queste imprese.
Nell’America rurale aumentano le persone che nell’ospedale più vicino non possono ottenere “un aborto, prescrizione per i contraccettivi, vasectomie, legatura delle tube, alcuni tipi di cure del fine vita, contraccezione d’emergenza e procedure legate alla transizione di genere”. Il gergo sanitario burocratico e sterilizzato non distingue fra “servizio” e “cura”, e così i giornalisti di FiveThirtyEight hanno gioco facile a confondere ed equiparare qualunque procedura medica, lasciando intendere che gli ospedali cattolici non curano le persone, quando invece si limitano a “non partecipare in certe procedure, come aborto e eutanasia, che crediamo siano un assalto alla dignità umana”, come recita una nota della conferenza episcopale americana. Che aggiunge: “La nostra stessa coscienza ci obbliga ad amare e rispettare chi la pensa in modo diverso”. C’è una certa differenza fra curare le persone e offrire servizi sanitari che le persone desiderano, ma nell’articolo le distinzioni scompaiono in una notte in cui tutti i vescovi vogliono appropriarsi del corpo delle donne. Manca solo l’accusa di doppia lealtà a completare il quadro del pregiudizio. Gli esempi estremi in cui il rifiuto di certe procedure ha comportato un effettivo rischio per la salute delle pazienti sono elencati in modo capzioso, fino a nascondere in una nota invisibile il fatto che una suora inizialmente scomunicata per aver autorizzato un aborto per una donna che altrimenti sarebbe con altissima probabilità morta è stata subito dopo reintegrata e lavora ancora nello stesso ospedale. Più in generale, la stampa del nuovo partito Know-Nothing non considera che la libertà di coscienza e religiosa è garantita dal Primo emendamento, le esenzioni valgono per ogni confessione e nessuno, né Trump né il Vaticano, ha mai impedito alle associazioni atee e razionaliste di mettere in piedi un network di ospedali competitivo.