Il viaggio più difficile di Papa Francesco
Bergoglio va a Dublino per l'Incontro mondiale delle famiglie, ma lo scandalo pedofilia ha messo all'anglo l'atteso evento
Roma. Usa la parola “sfida” il prefetto del dicastero per i laici, la famiglia e la vita, il cardinale Kevin Farrell, per descrivere la due giorni del Papa in Irlanda per l’Incontro mondiale delle famiglie. Due gli appuntamenti clou: la festa di stasera Croke Park Stadium e la messa di domenica pomeriggio al Phoenix Park. Il raduno è iniziato martedì, tra panel ad hoc, conferenze, seminari ed eventi vari con affermati relatori, qualche cardinale e famiglie festanti. Un appuntamento che però è stato oscurato dall’onda cupa proveniente da oltreoceano che nelle ultime settimane è andata a infrangersi sulla chiesa di Roma: fascicoli che mettono alla gogna preti e vescovi rei (o presunti rei) d’aver abusato di minori o, nel migliore dei casi, di aver coperto i propri sottoposti dediti all’insana passione. Cardinali privati della porpora e condannati all’espiazione perpetua. Seminari messi sotto osservazione per storie di molestie sessuali con arcivescovi diocesani impossibilitati a raggiungere Dublino perché chiamati a fare chiarezza (è il caso di O’Malley, a Boston). Il tutto mentre la chiesa cilena è decapitata dei suoi vertici, con i vescovi dimissionari e il Papa chiamato a decidere quanti e quali di loro mettere a riposo o lasciare al proprio posto.
Di Incontro mondiale delle famiglie non se ne parla, anche se i motivi per farlo ci sarebbero eccome. L'appuntamento di Dublino è infatti il primo di questo genere dalla pubblicazione dell'esortazione post sinodale Amoris laetitia, che tante discussioni ha generato. Tutto è sovrastato dagli scandali, dai rapporti degli organi giudiziari della Pennsylvania, delle richieste d'interrogatorio dei giudici cileni, dei processi in corso in Australia. Il cardinale Pietro Parolin, alla vigilia dell'evento, ha detto in un'intervista a Vatican News che il viaggio di Francesco in Irlanda avverrà “soprattutto sotto il segno della speranza, questa capacità di speranza, e soprattutto di affidamento, proprio quello che chiamavo il potere liberante, trasformante, salvante dell'amore di Dio che si sperimenta nelle famiglie”. Sugli abusi, il segretario di stato ha osservato che “siamo stati e continuiamo a essere profondamente colpiti da questo fenomeno che ha avuto un'incidenza devastante anche sulla testimonianza della chiesa. Il Papa ha sempre insistito e continua a insistere sul fatto che il primo nostro dovere, il primo nostro impegno è quello di essere vicino alle vittime, di aiutarle in maniera tale che possano ricostruire la loro vita”. L'esempio è proprio quello irlandese, dove la chiesa ha “riconosciuto le sue mancanze, i suoi errori, i suoi peccati e nello stesso tempo” si è “dotata di una serie di misure che possono prevenire il ripetersi di queste atrocità e di questi orrori”.
Il cristianesimo non è utopia