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I danni del dossier Viganò si fanno sentire a Sinodo aperto

Matteo Matzuzzi

Gli americani voltano le spalle al Papa. “Ha fatto poco contro gli abusi”

Roma. L’obiettivo reale del dossier prodotto ad agosto dall’arcivescovo ed ex nunzio Carlo Maria Viganò non era quello di ottenere le dimissioni del Papa, bensì di scalfirne l’immagine, andando a insinuare che Francesco avesse coperto preti abusatori seriali di minori o che, nel migliore dei casi, non avesse mosso un dito per eliminare i bubboni mortiferi presenti nelle file del Collegio cardinalizio. Assestare un colpo sul terreno dove più l’opinione pubblica è sensibile, almeno negli Stati Uniti: quello della pedofilia. Tema dove nessuno, dopo gli Spotlight e i rapporti dei vari procuratori statali, è disposto a perdonare o a passarci sopra. Neanche se si tratta del Papa.

   

La missione del dossier, in questo senso, è compiuta: il gradimento di Francesco in America è precipitato e a sottolinearlo è il Pew Research Center, massima autorità al mondo nel campo. L’indagine è stata poi rilanciata con enfasi dal Catholic News Service, agenzia della Conferenza episcopale statunitense (il che dà anche l’idea del livello che ha raggiunto lo scontro tra le due anime che battibeccano nella chiesa oggi così divisa). Premessa: l’indice di gradimento dei cattolici americani nei confronti del Pontefice resta alto – è così da decenni, fin dai tempi della luna di miele con Giovanni Paolo II –, ma è calato dallo scorso gennaio di dodici punti: dall’84 per cento al 72, andando sotto perfino al livello di guardia (73 per cento) che raggiunse il pontificato di Benedetto XVI al culmine degli scandali sulla pedofilia nel clero. La ragione principale del calo di popolarità è, ancora una volta, il tema degli abusi. La revoca del cardinalato a Theodore McCarrick e il successivo rapporto diffuso a metà agosto dal procuratore generale della Pennsylvania hanno determinato il crollo di consenso: il 62 per cento dei cattolici – nota il Pew Research Center – crede che Francesco stia facendo poco o nulla per sanare la piaga degli abusi. A gennaio lo pensava solo il 46 per cento. A ritenere invece che il vescovo di Roma stia facendo tutto il possibile per purificare la chiesa è il 31 per cento dei cattolici americani. A gennaio era il 45 per cento.

  

Il punto più interessante dell’indagine è che a essere più critici nei riguardi di Bergoglio sono coloro che abitualmente partecipano alla messa domenicale (il calo è qui notevole, dal 71 per cento al 34) e nella fascia di popolazione compresa tra i 18 e i 50 anni (dal 53 al 28 per cento). Di abusi sessuali si è parlato anche al Sinodo, giunto al suo secondo giorno. Diversi gli interventi sul tema, così come sulle “manchevolezze” per le quali la chiesa è chiamata, ancora una volta, a espiare le sue colpe. E’ stato affrontato anche il tema delle migrazioni, essendo “quasi tutti giovani” coloro che partono dai paesi d’origine per raggiungere l’Europa. Un piccolo “giallo” ha contraddistinto la giornata di lavori. Il cardinale Robert Sarah, eletto dall’assemblea quale membro della commissione per l’Informazione ha rinunciato “per motivi personali”. Al suo posto è stato votato il cardinale sudafricano Wilfried Fox Napier, il francescano che al Sinodo sulla famiglia fu tra i più attivi contestatori delle aperture poi confluite in Amoris laetitia.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.