Asia Bibi è libera
La donna cristiana ha lasciato la prigione di Multan ed è stata trasferita in un luogo sicuro. Il ministero degli Esteri pachistano: “Non ha lasciato il paese”
Roma. Asia Bibi non si trova più nella prigione di Multan, liberata dopo quasi dieci anni di prigionia. Questo è l’elemento certo dell’intera vicenda: l’avvenuta scarcerazione della madre di famiglia cattolica dopo la sentenza con la quale la Corte Suprema del Pakistan l’aveva assolta da ogni imputazione. La conferma arriva da Wilson Chowdhry, presidente della British Pakistani Catholic Association. “Ho parlato con la famiglia di Asia Bibi alle ore 6 di Londra”, ha detto Chowdhry, aggiungendo che i famigliari della donna hanno chiesto che non siano fornite ulteriori indicazioni in merito agli spostamenti di Asia Bibi. Il rischio di infiammare nuovamente le piazze resta alto e la donna – minacciata di morte anche dopo il pronunciamento dei giudici d’ultima istanza – rischia ancora la vita.
Nella serata di ieri si era diffusa la voce – non smentita – di un trasferimento a bordo di un aereo privato a Islamabad, la capitale del paese. Sul velivolo sarebbero stati presenti alcuni funzionari dell’Ambasciata olandese, segnale di un imminente trasferimento di Asia in Olanda, dove si trova già il suo legale, Saiful Mulook, scappato da Islamabad il giorno stesso della pubblicazione della sentenza d’assoluzione della sua assistita.
Il portavoce del ministero degli Esteri pachistano, però, ha parzialmente smentito tale ricostruzione, sottolineando che la donna si trova ancora in Pakistan. Non viene smentita, invece, l’avvenuta scarcerazione.
La situazione resta infatti delicata: il governo, venerdì scorso, ha siglato un patto con i fondamentalisti di Tehreek Labbaik Pakistan (il partito estremista che da tempo predica la necessità di impiccare Asia Bibi e tutti i blasfemi presunti o tali) che poggiava su due soli punti: impedire alla donna di lasciare il paese e fare in modo che la Corte Suprema riesaminasse il caso. Il sì dell’esecutivo guidato da Imran Khan aveva propiziato la fine delle manifestazioni di piazza che avevano messo a ferro e fuoco il paese, costringendo tra l’altro la comunità cattolica a cancellare tutte le messe in commemorazione dei defunti.
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