Lucetta Scaraffia. Foto Imagoeconomica

Volano i coltelli all'Osservatore Romano

Matteo Matzuzzi

Femmine contro maschi nel giornale del Papa. Lucetta Scaraffia se ne va e attacca

Roma. Che il riassetto dei media vaticani fosse una faccenda complicata lo si era intuito da tempo e la scossa tellurica di oggi ha reso palese la solita trama di resistenze e tensioni, antipatie e gelosie. Lucetta Scaraffia, che fino alla direzione di Giovanni Maria Vian terminata in modo brusco lo scorso dicembre era una delle firme di punta dell’Osservatore Romano, ha rotto gli indugi e se n’è andata sbattendo la porta, lasciando la guida del mensile femminista “Donna chiesa mondo”. E con lei se ne va la redazione intera composta da undici firme femminili. In una lettera spedita al Papa, e resa pubblica martedì, si leggono le motivazioni: “Gettiamo la spugna perché ci sentiamo circondate da un clima di sfiducia e di delegittimazione progressiva, da uno sguardo in cui non avvertiamo stima e credito per continuare la nostra collaborazione”. Pesantissime le accuse rivolte al nuovo corso, soprattutto quando si fa velatamente intuire che la delegittimazione deriverebbe dagli scandali portati alla luce dal mensile, primo fra tutti quello relativo agli abusi di membri del clero sulle suore.

    

Scrive l’ormai ex direttrice a Bergoglio: “Fra le molte lettere che abbiamo ricevuto dalle lettrici, fra cui numerose consacrate, sono emersi anche casi e vissuti dolorosi che ci hanno riempite di indignazione e di sofferenza. Come ben sa, non siamo state noi a parlare per prime, come forse avremmo dovuto, delle gravi denunce dello sfruttamento al quale numerose donne consacrate sono state e sono sottoposte (sia nel servizio subordinato sia nell’abuso sessuale) ma lo abbiamo raccontato dopo che i fatti erano emersi, anche grazie a molti media. Non abbiamo più potuto tacere: sarebbe stata ferita in modo grave la fiducia che tante donne avevano riposto in noi”. Qui si viene al punto: “Ora ci sembra che un’iniziativa vitale sia ridotta al silenzio e che si ritorni all’antiquato e arido costume della scelta dall’alto, sotto il diretto controllo maschile, di donne ritenute affidabili”. In mattinata la Sala stampa della Santa Sede ha diffuso la replica del direttore dell’Osservatore Romano, Andrea Monda: “In questi pochi mesi da quando sono stato nominato direttore ho garantito alla professoressa Scaraffia, e al gruppo di donne della redazione, la stessa totale autonomia e la stessa totale libertà che hanno caratterizzato l’inserto mensile da quando è nato, astenendomi dall’interferire in qualsiasi modo sulla fattura del supplemento mensile del giornale e limitandomi a offrire il mio doveroso contributo (nel suggerimento di temi e persone da eventualmente coinvolgere) alla libera valutazione della professoressa Scaraffia e della redazione del supplemento”. Monda assicura di non avere selezionato “in nessun modo qualcuno, uomo o donna, con il criterio dell’obbedienza. Semmai, al contrario, evitando di interferire con il supplemento mensile, ho sollecitato nella fattura del quotidiano confronti realmente liberi, non costruiti sul meccanismo degli uni contro gli altri o dei gruppi chiusi”. Una risposta a Scaraffia che, in un’intervista all’Huffington Post, aveva sottolineato che “da quando si è insediata la nuova direzione abbiamo vissuto molte difficoltà. Sono almeno due mesi che vediamo la pubblicazione di articoli totalmente opposti rispetto alla linea del nostro mensile, è stato un processo di delegittimazione crescente. E’ uscito ad esempio un articolo firmato da Monica Mondo, una recensione molto critica su un filmato che mostrava abusi su religiose, che portava avanti posizioni opposte alle nostre”. Monda fa sapere che il mensile andrà avanti anche senza Scaraffia e le colleghe dimissionarie. “Senza clericalismi di alcun genere”.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.