Ora il Vaticano dà una chance a Salvini
Parolin: “Con lui si deve dialogare”. E la Cei, divisa com’è, tace
La chiesa apre a Matteo Salvini e lo fa attraverso il cardinale segretario di stato, Pietro Parolin: “Il Papa continua a dirlo: dialogo, dialogo, dialogo. E perché non Salvini? Anzi, il dialogo si fa soprattutto con quelli che non la pensano come noi e con i quali abbiamo qualche difficoltà e qualche problema. Io sono di questo parere, e quindi anche con Salvini si deve dialogare”. Si deve insomma, e pazienza se finora la Conferenza episcopale italiana è stata silente, divisa com’è al suo interno sulla linea da adottare nei confronti del ministro dell’Interno. Come una mela spaccata a metà, sta a guardare quel che accade sperando in tempi migliori, mentre Salvini affida l’Italia al cuore immacolato della Madonna, bacia i rosari e l’elettorato cattolico – o quel che ne rimane – riempie le urne di schede con il simbolo della Lega orgogliosamente barrato.
Parolin, che è un realista al punto da essere parecchio criticato da chi gli imputa di aver sacrificato i cattolici cinesi cosiddetti “sotterranei” (cioè fedeli al Papa nonostante le minacce del regime comunista di Pechino) sull’altare del maggiore interesse di stato, pensa che un compromesso vada trovato anche con Salvini, se non altro per contenere i danni. E’ la strategia del bastone e della carota già usata nei decenni scorsi: si dialoga ma si alza la voce quando è necessario farlo – “a usare i simboli religiosi per manifestazioni di parte, come sono i partiti, c’è il rischio di abusare di questi simboli”, ha aggiunto non a caso sempre ieri il segretario di stato. Che questo sia il primo atto di un allineamento verso una riedizione in chiave contemporanea dei Patti lateranensi, un’intesa col “nemico” (“quelli che non la pensano come noi”, ha detto Parolin), si vedrà. Di certo è che davanti al rischio di irrilevanza della Cei e del suo rumorosissimo silenzio, si è mossa direttamente la Santa Sede. E non è cosa da poco.