Idea del Diavolo
Da Paolo VI a De Certeau, da Bergoglio a Padre Sousa. L'eterno dibattito sull'esistenza del Demonio
Roma. Si rammaricava parecchio, non troppi anni fa, il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, del fatto che non si parlasse più del Diavolo. La colpa, diceva, è tutta della “posizione intellettualistica che coinvolge anche certi teologi, i quali trovano impossibile credere nell’esistenza del Demonio come entità non solo simbolica ma anche reale e personale”. Chissà cosa avrà pensato leggendo le dichiarazioni ormai note consegnate al mensile Tempi dal Preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Arturo Sosa, secondo il quale il Diavolo esiste, ma “in diversi modi” visto che “bisogna capire gli elementi culturali per riferirsi a questo personaggio.
Nel linguaggio di sant’Ignazio è lo spirito cattivo che ti porta a fare le cose che vanno contro lo spirito di Dio. Esiste come il male personificato in diverse strutture ma non nelle persone, perché non è una persona, è una maniera di attuare il male. Non è una persona come lo è una persona umana. E’ una maniera del male di essere presente nella vita umana. Il bene e il male sono in lotta permanente nella coscienza umana, e abbiamo dei modi per indicarli. Riconosciamo Dio come buono, interamente buono. I simboli sono parte della realtà, e il diavolo esiste come realtà simbolica, non come realtà personale”.
Un simbolo, dunque. Un’idea e nulla più. Da più parti si è subito tentato di ipotizzare che le dichiarazioni siano state fraintese o che padre Sosa volesse in realtà dire altro. In realtà, il medesimo pensiero era già stato espresso dal Preposito tempo fa in un intervento per il supplemento El Mundo. La presa di posizione più netta arriva dall’Associazione internazionale degli esorcisti, che in una Nota ha definito le parole del gesuita “gravi e disorientanti”, arrivando a dare implicitamente dell’eretico al “Papa nero”: “La posizione di Abascal si pone all’infuori del magistero ordinario e straordinario solenne”. E questo perché – prosegue la Nota dell’Aie – “l’esistenza reale del Diavolo, quale soggetto personale che agisce e che ha fatto la scelta di ribellione a Dio, è una verità di fede che fa parte da sempre della dottrina cristiana”. Paolo VI, dopotutto, è stato chiarissimo quando ha detto che “il male non è più una deficienza, ma un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa”.
Insomma pochi dubbi sul fatto che questo “essere oscuro e conturbante esiste davvero”, stando ancora a quanto affermò Montini. Chiarissimo lo è stato anche Papa Francesco, che nella sua esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” ha scritto che “quando Gesù ci ha lasciato il ‘Padre Nostro’ ha voluto che terminiamo chiedendo al Padre che ci liberi dal Maligno. L’espressione che lì si utilizza non si riferisce al male in astratto e la sua traduzione più precisa è ‘il Maligno’. Indica un essere personale che ci tormenta. Gesù ci ha insegnato a chiedere ogni giorno questa liberazione perché il suo potere non ci domini”. “Non pensiamo dunque – prosegue Bergoglio – che sia un mito, una rappresentazione, un simbolo, una figura o un’idea. Tale inganno ci porta ad abbassare la guardia, a trascurarci e a rimanere più esposti. Lui non ha bisogno di possederci. Ci avvelena con l’odio, con la tristezza, con l’invidia, con i vizi. E così, mentre riduciamo le difese, lui ne approfitta per distruggere la nostra vita, le nostre famiglie e le nostre comunità, perché ‘come leone ruggente va in giro cercando chi divorare’”.
Da qui la constatazione, spiegano gli esorcisti, che “la chiesa fondandosi sulla Sacra scrittura e sulla tradizione apostolica ufficialmente insegna che il demonio è una creatura e un essere personale, e mette in guardia da coloro che, come il padre Sosa, lo ritengono solo un simbolo”. Insomma: o è una persona o non lo è, c’è poco da interpretare. Un altro gesuita, padre Giandomenico Mucci, scrittore emerito della Civiltà Cattolica, scriveva che il rischio è quello di banalizzare “questo personaggio della divina Rivelazione”, abitudine che “è invalsa da tempo nella chiesa”. D’altronde, spiegava Michel de Certeau, “oggi la norma non è più la religione, sono le macchine, lo scientismo, il razionalismo esasperato che nega la dimensione spirituale”. Nel suo “La lanterna del Diavolo, cinema e possessione”, il grande gesuita passò in rassegna diversi film sulla possessione, giungendo alla conclusione che “il diabolico è la rivolta non contro Dio, ma contro il frastuono oceanico degli uomini”.
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