“La situazione è grave”. Firmato Ratzinger
Torna Benedetto XVI e avverte: “La società occidentale non parla più di Dio”
Che il tema centrale degli “appunti” di Benedetto XVI sugli abusi sessuali nella chiesa pubblicati lo scorso aprile non fosse la pedofilia era chiaro. Questo giornale, commentando lo scritto del Papa emerito, titolò non a caso “Il problema del mondo è l’assenza di Dio”. Nella superficiale riduzione mediatica, come era scontato, il documento è diventato un j’accuse al 1968 come portatore di tutti i mali, con accenni ai film pornografici proiettati nei cinema tedeschi di allora e a certi comportamenti non proprio santi nei seminari. Passato qualche mese, Ratzinger ha voluto replicare ai suoi critici, mandando qualche riga al periodico Herder Korrespondenz per rispondere in particolare al contributo “della signora Aschmann” intitolato “La vera sofferenza cattolica al 1968”.
Scrive Benedetto XVI: “Per quanto posso vedere, nella maggior parte delle reazioni al mio contributo, Dio non appare affatto, e perciò non viene affrontato proprio quello che volevo sottolineare come il punto chiave della questione”. Quello della storica tedesca Birgit Aschmann, in particolare, “come risposta alla mia pubblicazione è insufficiente e tipico del deficit generale nella ricezione del mio testo. Mi sembra che nelle quattro pagine dell’articolo non appaia la parola Dio, che ho posto al centro della questione. La società occidentale è una società in cui Dio è assente dal pubblico e non ha altro da dire. Ed è per questo che è una società in cui la misura dell’umanità si perde sempre più”. “Il fatto che il contributo di Aschmann trascuri il passaggio centrale della mia argomentazione proprio come la maggior parte delle reazioni di cui sono venuto a conoscenza mi mostra la gravità di una situazione in cui la parola Dio sembra spesso emarginata nella teologia”. Nella liquidità in cui è immerso l’occidente, Ratzinger torna ai fondamentali e conferma che i suoi “appunti” primaverili erano tutto meno che una banale bordata agli exploit rivoluzionari sessantontottini.