Il senso dell'intervento di Ruini è più profondo di una mezza frase su Salvini
Traspare chiaramente, nell’intervista, la sua ansia profonda per una chiesa che perde peso e autorevolezza, in un mondo sempre più scristianizzato
Al direttore – Passano i giorni ma l’eco dell’intervista del cardinale Ruini al Corriere non si spegne. Ancora martedì scorso, da Floris, Elsa Fornero ha commentato incredula, con una certa acidità, la moderatissima apertura di credito a Salvini da parte del cardinale come un vero e proprio scandalo. Da Alberto Melloni in giù, la linea seguita dai cattolici progressisti, e dai progressisti non cattolici, è stata questa: Salvini è il male assoluto, il cinico sventolatore di rosari, il disumano spregiatore di migranti, la chiesa può dialogare con chiunque ma non con lui. Se Ruini voleva tener fede al suo famoso “meglio contestati che irrilevanti”, come sempre è riuscito nell’intento: irrilevante non è mai.
Le reazioni all’intervista si sono concentrate sugli scarni (ma significativi) riferimenti alla politica italiana, ma il cuore dell’intervento del cardinale non è quello, e non è quello il motivo per cui, dopo tanto silenzio, si è esposto e ha parlato. I suoi ultimi libri (Intervista su Dio e C’è un dopo? La morte e la speranza) sono dedicati a temi che oggi godono di scarsa attenzione, non vanno sui giornali e non suscitano dibattiti: l’aldilà, l’esistenza di Dio, la vita eterna, la resurrezione. E’ la forza del messaggio cristiano che a Ruini interessa, e soprattutto l’unità della chiesa come bene fondamentale. Traspare chiaramente, nell’intervista, la sua ansia profonda per una chiesa che perde peso e autorevolezza, in un mondo sempre più scristianizzato. Nel momento in cui la maggioranza del recente Sinodo vorrebbe aprire un varco al matrimonio dei sacerdoti, Ruini esprime le sue ragioni contro il cedimento allo spirito dei tempi, e lo fa con evidente amore per la chiesa e con assoluto rispetto nei confronti del Pontefice. La risposta alla crisi delle vocazioni, e al forte calo di fedeli praticanti, è “essere più vicini a Dio nella nostra vita, e domandare tutto questo a Dio nella preghiera. Senza stancarci”. Sorprende, leggendo queste frasi, che figure di rilievo, esperte di cose che riguardano la dottrina e la storia della chiesa, abbiano aperto il fuoco sulle frasi a proposito di Salvini. Il dubbio è che sia stata una scelta mirata e consapevole, una manovra diversiva, o meglio, una risposta laterale e indiretta alle parole del cardinale sul Sinodo e sulla questione del celibato. Nessuno ha commentato l’altra parte dell’intervista, e colpisce la coltre di imbarazzato silenzio che ha coperto la posizione di Ruini e le sue argomentazioni. L’irritazione suscitata dalle parole del cardinale è stata incanalata su un versante più facile, cercando probabilmente di far dimenticare la preghiera perché il Papa non confermi l’orientamento del Sinodo.