L'Alta Corte australiana dà ragione a Pell: sì al riesame del processo
I dubbi per la sentenza che ha condannato il cardinale sono stati condivisi dagli alti magistrati, che hanno accolto il ricorso. Una decisione tutt'altro che scontata considerati i precedenti
L’Alta Corte australiana ha ammesso il ricorso del cardinale George Pell contro la sentenza d’appello che l’ha condannato a sei anni di carcere per abusi su minori. I giudici hanno accolto l’istanza presentata dalla difesa che aveva chiesto di tenere in considerazione l’opinione dissenziente di uno dei tre giudici di secondo grado che aveva votato contro la condanna ravvisando l’inattendibilità dell’unico accusatore rimasto in vita. Inoltre, secondo il magistrato, era stato violato il principio secondo cui nessuna condanna può essere emessa in assenza di una prova che dimostri la colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio dell’imputato.
Sarà l’Alta Corte, ora a riesaminare il caso probabilmente nei primi mesi del prossimo anno. Il presidente della Conferenza episcopale australiana, monsignor Mark Coleridge, ha ribadito che “il cardinale Pell ha esercitato un suo diritto” e che la sentenza finale “porterà chiarezza” per tutti. Una decisione, quella dell’Alta Corte, tutt’altro che scontata. Si calcola che quasi la totalità delle istanze sottoposte al suo giudizio sono respinte e non a caso parecchi commentatori sostenevano che la vera partita si sarebbe giocata in appello, dando poche possibilità all’ultimo grado. Il colpo di scena non fa che aumentare le perplessità circa un caso che ha animato il dibattito australiano, tra cordate pro e contro Pell. Il cardinale, già arcivescovo di Melbourne e Sydney, si è sempre proclamato innocente, scegliendo di tornare in patria per affrontare il processo.
La Santa Sede, ha dichiarato il direttore della Sala stampa, Matteo Bruni, “nel confermare la propria fiducia nella giustizia australiana, prende atto della decisione dell’Alta Corte australiana di accogliere la richiesta di appello presentata dal card.George Pell, consapevole che il cardinale ha sempre affermato la propria innocenza. Nell’occasione, la Santa Sede ribadisce, ancora una volta, la propria vicinanza a quanti hanno sofferto a causa degli abusi da parte dei membri del clero”.
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