Con un lungo commento pubblicato su First Things, colta rivista del cattolicesimo conservatore americano, il segretario di stato Mike Pompeo ha bocciato l’accordo segreto stipulato due anni fa tra la Santa Sede e la Cina chiedendo di fatto a Roma di non procedere al rinnovo, ormai imminente e scontato. Se lo facesse, ha scritto, “perderebbe la sua autorità morale”. Le osservazioni di Pompeo sono lineari: “A due anni di distanza, è chiaro che l’accordo sino-vaticano non ha protetto i cattolici dalle violenze del Partito, per non parlare del trattamento orribile riservato a cristiani, buddisti, tibetani, devoti del Falun Gong e altri credenti religiosi”. “Le autorità comuniste continuano a chiudere le chiese, a spiare e molestare i fedeli e insistono sul fatto che il Partito è l’autorità suprema negli affari religiosi”. Ne consegue che “la situazione dei diritti umani in Cina si è gravemente deteriorata sotto il dominio autocratico di Xi Jinping, soprattutto per i credenti religiosi” e l’obiettivo è quello di “subordinare Dio al Partito promuovendo lo stesso Xi come una divinità ultraterrena. Ora più che mai il popolo cinese ha bisogno della testimonianza morale e dell’autorità del Vaticano a sostegno dei credenti religiosi cinesi”.
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