Si potrebbero dire chissà quante cose sulla politica e sulla spiritualità di molti Papi e in particolare sul rapporto fra l’una e l’altra. Sembra però che papa Bergoglio riesca a suscitare più interrogativi e contrasti del solito. Già questo è un chiaro segno che la sua originalità innovativa e la particolarità del suo carisma hanno messo in discussione quella certa pigra routine che tende a prevalere nell’idea che “si vuole avere” di un Papa. Ciò che in lui è sia uno stile che un programma ha quindi già raggiunto in gran parte il suo scopo: scuotere e risvegliare le coscienze imponendo di pensare e vivere il cristianesimo in più diretto, concreto e dinamico rapporto con la realtà presente. Una religione non è e non può essere soltanto richiamo al passato, alla tradizione, a un patrimonio dottrinale. Si tratta infatti di essere cristiani ora, nel presente della propria unica e personale vita. Non c’è religione che non sia sintesi e connessione di vari aspetti, spesso anche paradossalmente o apparentemente contraddittori. Si tratta perciò di dare maggiore o minore risalto a un aspetto o a un altro, secondo le circostanze e la situazione. In tutte le grandi religioni c’è un versante dell’interiorizzazione e uno dell’espansione attiva, altruistica, comunicativa.
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