Il Papa lasci perdere i complotti che non esistono e le tv cattive
Il rischio è che la figura del Pontefice venga trascinata in dibattiti di bassa lega. Freddo il cardinale Parolin: "Probabilmente ha informazioni che io non ho"
Francesco fa sapere al mondo che qualche cardinale lo vorrebbe "morto" e che una "grande televisione americana" sparla di lui. Due non-notizie, come dimostra la storia anche recente
È inusuale, almeno per i canoni classici, la difesa che Papa Francesco sta facendo di se stesso contro presunti avvoltoi che minerebbero il suo pontificato e sarebbero intenti a pianificare il prossimo Conclave. Inusuale perché, in passato, i Pontefici lasciavano passare attacchi e critiche (anche ben più gravi e furibonde di quelle, spesso clownesche e risibili, dirette a Bergoglio) ed evitavano di condannare pubblicamente le televisioni non allineate. Non si perdevano in minuzie. Francesco, invece, è fatto di altra pasta e lo ammette quando dice di avere poca pazienza. A quel che si dice di lui tiene eccome, e a dispetto di una narrativa secondo cui si disinteresserebbe di chiacchiere, pettegolezzi e commenti vari, certe campagne mediatiche l'hanno punto sul vivo. Tanto da confessarlo ai confratelli gesuiti incontrati in Slovacchia: “C'è una grande televisione cattolica che continuamente sparla del Papa senza porsi problemi. Io personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo. Io l’ho anche detto ad alcuni di loro”. Non si comprende bene la sorpresa: Paolo VI fu linciato mediaticamente per buona parte del pontificato, tradito anche da confratelli che sempre aveva creduto amici fidati. Benedetto XVI subì una delle più volente campagne di stampa che la storia ricordi, senza mai reagire, lamentarsi o rispondere. Neppure quando sui giornali finivano – anticipate – le nomine di presuli da lui firmate, trafugate e consegnate a qualche operatore della stampa.
Francesco, sempre in Slovacchia, ha rivelato anche che mentre lui entrava al Policlinico Gemelli di Roma, lo scorso luglio, un gruppo di cardinali si riuniva lavorando al futuro Conclave. Rivelazione che ha meritato articoli in prima pagina su buona parte dei quotidiani italiani e stranieri. “[Sono] ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene”. Si può capire il turbamento “umano” – a nessuno piace sentir dire che altri discutono della propria morte –, ma quale sarebbe la novità? Qual è il problema? Da che mondo è mondo, e lo ricordava Giovanni Maria Vian sul Corriere della Sera, i Conclavi si preparano a Pontefice “vivo”. Negli anni Novanta uscivano di continuo libri con i papabili per il post Giovanni Paolo II, nel 2005 – a conclave appena terminato – la rivista Limes pubblicò il diario di un cardinale anonimo che rivelava come dopo Joseph Ratzinger il più votato fosse stato Jorge Mario Bergoglio (unica vera e credibile alternativa all'allora prefetto della congregazione per la Dottrina della fede). Più tardi, il potente cardinale Godfried Danneels, arcivescovo di Malines-Bruxelles e storico capofila dei novatori, confermò quanto era già stato portato alla luce da Austen Ivereigh, facendo sapere al mondo che alla fine degli anni Novanta si riuniva a San Gallo un gruppo di porporati (“club di San Gallo” o “Mafia di San Gallo”, così è stato definito) intenti a progettare il futuro della Chiesa: sfide, obiettivi, programmi. Mons. Ivo Fürer, allora vescovo della diocesi svizzera, disse che nel 2002 si fece anche il nome di Bergoglio per la successione a Wojtyla. Insomma, quale sarebbe lo scandalo? Si tratta di comportamenti del tutto leciti, ed è più che normale che i cardinali si parlino e si preparino per tempo al dopo. Soprattutto se questo Papa ha evitato di convocare concistori dopo il primo sulla famiglia (relazione pre sinodale “Kasper”), impedendo de facto ai tanti nuovi porporati di conoscersi e discutere. Cosa dovrebbero fare? Perché non dovrebbero confrontarsi? Il cardinale segretario di stato, Pietro Parolin, ha implicitamente preso le distanze dalle dichiarazioni papali: “Probabilmente il Papa ha informazioni che io non ho”.
Una volta i Papi parlavano poco o nulla, evitando anche uscite non riuscitissime come quella di Francesco sul cardinale Raymond Burke: “Anche nel Collegio cardinalizio ci sono alcuni negazionisti e uno di questi, poveretto, è ricoverato con il virus. Ironia della vita”. Non proprio uno sfoggio di paterna compassione per un uomo finito in rianimazione. A ogni modo non è la prima volta che Bergoglio, senza il filtro consueto, si lascia andare a battute infelici (dal “pugno” dopo la strage di Charlie Hebdo al figliare “come conigli” detto all'epoca del viaggio nelle Filippine). Ora è passato a parlare più di sé, non senza qualche sorprendente nota di vittimismo, accusando – senza nominarli – alcuni cardinali di tramare alle sue spalle di addirittura di “volerlo morto” e protestando contro le tv che lo attaccano. Spirale pericolosa e di poco interesse, puro chiacchiericcio da sacrestia. Il rischio è che la figura del Papa (inteso come autorità) venga trascinata in dibattiti mediatici di bassa lega. Evitiamolo.