Il mea culpa della Chiesa francese davanti ai 216 mila abusi sessuali

Presentato il dossier dopo 32 mesi di lavoro: 2.900-3.200 i chierici coinvolti. Il dolore del Papa

Matteo Matzuzzi

Tra i punti qualificanti del rapporto, il ruolo del vescovo (non dovrà più essere giudice e al contempo parte in causa)  e – soprattutto – la necessità di portare più laici nel governo della Chiesa.

È lungo 485 pagine (duemila sono quelle di allegati) l’atteso rapporto della commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa di Francia. Il risultato è “spaventoso”, ha detto il presidente della Conferenza episcopale locale, mons. Eric de Moulins-Beaufort, durante la conferenza stampa (trasmessa in diretta televisiva) in cui è stato presentato il dossier: 216 mila vittime accertate, 2.900-3.200 i chierici coinvolti. Includendo anche le aggressioni commesse da laici, il numero degli abusati raggiunge quota 330 mila. Il periodo preso in riferimento va dal 1950 al 2020. Jean-Marc Sauvé, che per trentadue mesi ha coordinato il lavoro di studio, ascolto delle vittime e scrittura della relazione, ha ricordato che “in Francia 5,4 milioni di under 18 subiscono abusi” e la maggior parte dei crimini avviene “in famiglia e nella cerchia di amici”. Magra consolazione, visto che il capo dei vescovi francesi ha subito chiesto “perdono” dicendo che la voce delle vittime “ci opprime e ci sconvolge”.  Il Papa, secondo quanto diffuso dalla Sala stampa vaticana, ha “appreso con dolore” il contenuto dell’inchiesta esprimendo “gratitudine” alle vittime per il coraggio mostrato nel denunciare le violenze

 

Dopo l’Irlanda, gli Stati Uniti e la Germania, anche la Francia si avvia dunque al processo di “purificazione”, iniziato per altro già anni fa con la messa in stato d’accusa del cardinale Philippe Barbarin, mandato a processo perché sospettato d’aver coperto vecchie storie di abusi da parte di membri del clero su minori (assolto nel 2020, ha deciso comunque di lasciare  Lione, denunciando una frattura insanabile all’interno del clero diocesano, diviso tra chi sosteneva Barbarin e chi lo rimproverava d’aver taciuto davanti al grido di dolore delle vittime). La commissione, invocando – argomento che si porta bene di questi tempi – una riforma della Chiesa, ha dato quarantacinque dettagliate raccomandazioni che i vescovi si sono impegnati a discutere già nell’assemblea plenaria di novembre. Tra i punti qualificanti del rapporto, il ruolo del vescovo (non dovrà più essere giudice e al contempo parte in causa)  e – soprattutto – la necessità di portare più laici nel governo della Chiesa. Il che, tuttavia, pare in contraddizione con l’ammissione che non solo i chierici ma anche tanti laici impegnati nelle strutture cattoliche hanno commesso violenze su minori nell’arco temporale preso in esame. Sauvé – che comunque ha riconosciuto il “ruolo essenziale” della Chiesa nella società, e di questi tempi non è scontato – ha invitato i vescovi a “riconoscere la responsabilità della Chiesa”  per quanto accaduto, anche con risarcimenti finanziari.  Niente di diverso da quanto già visto in altri contesti e probabile indicazione di quanto tra poco avverrà in Polonia, dove già diversi vescovi sono stati sollevati dai rispettivi incarichi perché rei d’aver “coperto” abusi. 

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