La guerra tra Kirill e Bartolomeo è un problema anche per Roma
Il patriarca di Mosca attacca il "confratello" di Costantinopoli: "Si ritiene leader del mondo ortodosso, ma non lo è"
La frattura tra i due grandi centri dell'ortodossia si allarga sempre di più e mette in una posizione delicata anche la Santa Sede. Già due anni fa il monito di Hilarion: "Roma non interferisca"
Roma. Nessun segnale di pace né di tregua fra il patriarca di Mosca Kirill e quello di Costantinopoli, Bartolomeo. Anzi, la frattura che li divide da quando nel 2018 Bartolomeo riconobbe la Chiesa autocefala ucraina (prima legata a Mosca), si fa più larga. In un’intervista concessa alla tv Russia 1, Kirill ha parlato di “pagina tragica nella storia della Chiesa ortodossa”, accusando Bartolomeo di ritenersi “leader del mondo ortodosso. Egli – ha aggiunto – è il primo fra gli uguali, ma si considera il primo sopra tutti gli altri. E’ sedotto dalla stessa idea la cui realizzazione portò alla divisione del cristianesimo in quello orientale e quello occidentale”. Dopo averlo dichiarato scismatico, Kirill rincara la dose: “Il Patriarcato era ed è finora sotto il controllo delle forze politiche non ortodosse e, in generale, il Patriarca Bartolomeo deve, non dico sottomettersi, ma correlare la sua posizione con quel contesto liberale che esiste nei paesi occidentali e negli Stati Uniti. In un certo senso, la Chiesa in occidente è abbastanza vulnerabile”.
La questione è delicata anche in ottica vaticana: se infatti i rapporti con Costantinopoli sono fraterni, con le frequenti visite di Bartolomeo a Roma, più complicata è la partita con Mosca. E’ vero, c’è stato l’abbraccio tra il Papa e Kirill all’aeroporto dell’Avana nel 2016, ma a parte la portata storica dell’evento, ben pochi passi in avanti sono stati ottenuti nel dialogo tra Roma e la Chiesa russa. E non è un caso che Kirill abbia sottolineato una presunta “vulnerabilità” della Chiesa occidentale agitata dalle turbolenze portate dallo Spirito del tempo. Mosca vede un’intesa tra il Papa e il Patriarca di Costantinopoli, probabilmente la soffre, ma non fa nulla per cercare di smussare le divergenze. Dopotutto, già all’esplodere del conflitto il patriarcato russo aveva avvertito che Roma avrebbe dovuto astenersi dall’intervenire. Un primo passo potrebbe essere rappresentato dal secondo incontro tra Francesco e Kirill: “Ci sarà, ma non a Mosca”, assicurava un mese fa Hilarion di Volokolamsk.
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