Natale di guerra sul fronte orientale
Lettera del capo della Chiesa greco-cattolica di Kiev
Da otto anni l’Ucraina è vittima del conflitto ibrido da parte della Russia. Come cristiani siamo chiamati alla speranza che il Natale porti la pace
Il Natale del Signore è una buona occasione per tutti noi di dividere insieme con altri la grande gioia, ricevuta e condivisa per la prima volta da sconosciuti pastori di Betlemme che, in un campo aperto, vegliavano di notte sul loro gregge. Secondo il racconto dell’evangelista Luca, all’inizio, quando apparve l’angelo del Signore, loro furono travolti da un grande timore. Ma l’angelo disse loro: “Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc 2, 10-11). Allora, udendo i canti di lode dei cori angelici “Gloria a Dio nel più alto dei cieli”, i pastori dissero l’un l’altro: “Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (Lc 2, 15). E ci andarono, e vi trovarono Maria e Giuseppe col bambino, e li adorarono, e andarono ad annunciare agli altri la nascita di Gesù bambino.
La Buona Notizia di Natale, quindi, è una festa di fiducia: di fiducia non solo tra le persone ma soprattutto di Dio verso l’uomo! Parliamo spesso della nostra fede in Dio, e raramente prestiamo attenzione all’amore di Dio per noi, alla sua fede e alla fiducia nei nostri confronti. Il Signore ha affidato ai semplici pastori la prima Buona Notizia della nascita del Figlio di Dio, e in seguito l’ha condivisa con le portatrici di mirra, i semplici pescatori e le persone poco conosciute.
Nel Natale del Signore, il Padre Celeste affida il suo Figlio unigenito agli uomini, – e Dio si fa uomo! Il canto angelico di “pace in terra agli uomini che Egli ama” dice che Dio vede l’uomo degno della sua fiducia e di amore, favore e benevolenza (proprio così viene letteralmente tradotto il concetto greco di “Eudokia”). Ci vede buoni e crede in noi. Ci vede non solo come siamo adesso, in mezzo a tutte le nostre infermità e peccaminosità, nella nostra miseria e la confusione.
Il Figlio di Dio vede in noi la sua Immagine, e nell’incarnazione accetta la nostra natura umana insegnandoci a vedere in un bambino piccolo Sé stesso: il Salvatore del mondo.
Viviamo in un mondo in cui la fiducia non solo è ferita, ma è anche costantemente attaccata. Una grande crisi di fiducia si avverte in vari ambiti della vita pubblica e persino di quella ecclesiale. Attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, la manipolazione della verità – peraltro sempre esistita nella storia umana – sta ora dilagando in tutto il mondo alla velocità della luce. Non sappiamo più a cosa credere e di chi fidarci. Nella nostra coscienza si stabilisce la convinzione che nel mondo non ci sia verità o giustizia, e che in ogni angolo ci sia solo inganno, menzogna e falsità.
L’attuale pandemia ha solo esacerbato la crisi di fiducia. Poiché il virus è nascosto negli esseri umani, l’altra persona diventa una potenziale fonte di malattia e persino di morte. Questo fatto porta nei rapporti umani gli elementi di sospetto, paura e fuga.
Anche il nostro atteggiamento verso le istituzioni pubbliche e statali è contrassegnato dalla sfiducia. Varie teorie cospirative sui pericoli dei vaccini contro il coronavirus si aggiungono alla sfiducia verso le autorità, e provocano maggiore confusione e ansia nei nostri animi riguardo al futuro. Le persone non si fidano del governo e delle altre istituzioni chiamate a prendersi cura e ad assumersi la responsabilità del bene comune e della salute pubblica. Forse, data la storia del Ventesimo secolo, i paesi post sovietici si distinguono da una maggiore tendenza a diffidare delle istituzioni statali, per cui cadono più facilmente vittime di ogni sorta di manipolazione e propaganda rispetto ad altre parti del mondo. Dopotutto, nei paesi politicamente polarizzati del mondo occidentale, anche la diffusione della paura e della sfiducia sta diventando uno strumento di lotta politica. Tuttavia, va ricordato che, guidati dal principio del “non mi fido di nessuno”, facciamo sempre il gioco di qualcuno, e quel qualcuno usa la nostra frustrazione per raggiungere i propri obiettivi. La sfiducia distrugge le relazioni umane in tutti i campi.
Ormai dal 2014, l’Ucraina è vittima della guerra ibrida da parte della Russia, ma in questo periodo apprendiamo che la situazione potrebbe aggravarsi ancora di più. Secondo i dati dell’intelligence internazionali, l’Ucraina si trova nel pericolo di una vera invasione delle forze militari russe di dimensioni mai viste prima. Le immagini satellitari ci mostrano come nelle ultime settimane, lungo il confine ucraino, sono state dislocate grandi quantità delle unità militari russe.
Il popolo ucraino vive questo periodo con molta ansia e preoccupazione, in quanto si tratta di un momento molto difficile e persino critico. Come pastori del nostro popolo, abbiamo recentemente diffuso un appello del Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina, con cui chiediamo ai nostri fedeli di continuare il digiuno e la preghiera per sostenere spiritualmente la nazione in questo momento di grande tensione. Ogni giorno nelle nostre comunità preghiamo il Signore di riservarci il dono della pace.
In questo contesto della paura e preoccupazione, come cristiani siamo comunque chiamati alla speranza che “il Natale porti la pace in Ucraina” (Parole del Santo Padre dopo l’Angelus dello scorso 12 dicembre) e in tutto il mondo. Cerchiamo di essere persone che Dio ama, e impariamo a investire il nostro amore in un’altra persona. E’ proprio tra le sfide e le prove odierne che siamo portatori dell’amore di Dio!
*Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk,
capo e padre della Chiesa greco-cattolica ucraina
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