Il modello Mattarella torna buono anche per l'elezione del presidente della Cei
Cercasi nuovo capo dei vescovi italiani, meglio se cattolico democratico e con idee ben chiare per propiziare la svolta
La sinistra cattolica – che ha trionfato nella partita del Quirinale – ha acquisito forza e voce, in questi ultimi anni, anche nell’episcopato. L'obiettivo è tagliare con il passato e inaugurare una nuova stagione
“Gli italiani possono guardare al futuro con rinnovata fiducia grazie alla disponibilità di un autentico servitore dello stato, che non si è sottratto al cambio dei suoi programmi per il bene del paese”, si legge nel commento dell’Osservatore Romano all’elezione bis di Sergio Mattarella al Quirinale. Al di là della prudenza diplomatica e della cortesia, era questa la soluzione prediletta sia Oltretevere sia ai piani alti della Cei, dove la continuità ai vertici dello stato era considerata l’opzione migliore. L’Osservatore Romano, non a caso, sottolinea che l’elezione di Mattarella comporta “il rafforzamento del governo di Mario Draghi”, chiamato a proseguire il suo per corso per “il bene del paese”. Ancora più entusiasta era, sabato sera, il comunicato della Conferenza episcopale firmato dal presidente, il cardinale Gualtiero Bassetti. Già da tempo i vescovi avevano fatto trapelare la loro benedizione per la permanenza dell’attuale inquilino al Colle, garanzia di unità, sobrietà e serietà. Tutte caratteristiche che tornano utili nella ricerca del nuovo presidente della Cei, che fra poco più di tre mesi sarà chiamata a votare la terna dalla quale poi il Papa sceglierà il nuovo numero uno. Da tempo, tra i duecento e più vescovi, si vagliano candidature e autocandidature, si imbastiscono strategie che mischiano le questioni prettamente ecclesiali a quelle più politiche, si contano i consensi possibili cercando di individuare un presule non sgradito a Francesco. Sullo sfondo, il processo sinodale italiano avviato seppur con gran fatica e la possibilità di commissionare – per soddisfare gli appetiti dell’opinione pubblica, così si dice – un’indagine sugli abusi nella Chiesa sulla falsa riga di quanto accaduto in Francia e Baviera. A tal proposito, domenica sul Corriere della Sera, il presidente Bassetti ha detto che si può fare ma cercando giustizia e non facendo giustizialismo, lasciando altresì perdere “statistiche e proiezioni”.
Sarà una scelta delicata, non la semplice designazione di un presule chiamato a traghettare la Chiesa italiana per un quinquennio. Si tratterà di scegliere una visione di Chiesa, un programma che andrà ben oltre la scadenza naturale del mandato del presidente. Non è tempo di “Papi” di transizione”. La sinistra cattolica – che ha trionfato nella partita del Quirinale – ha acquisito forza e voce, in questi ultimi anni, anche nell’episcopato. Non solo numericamente in virtù delle decine di nomine susseguitesi dal 2013 in poi, ma anche quanto a coraggio di rendere manifesta la propria opinione sul corso che deve prendere la Chiesa. Lo dimostra la sequela di vescovi che sono intervenuti appoggiando la linea sinodale perorata dalla Civiltà Cattolica prima ancora che la presidenza della Cei prendesse posizione in merito. L’Osservatore Romano ha elencato i riferimenti morali e spirituali di Mattarella, da De Gasperi a La Pira, da Moro a don Primo Mazzolari. E’ il Pantheon ideale anche dei vescovi che attendono maggio per riprendere in mano il discorso del Papa al Convegno ecclesiale di Firenze (anno 2015) e svoltare rispetto a Loreto 1985 e al successivo ventennio. Ci provò Dionigi Tettamanzi a Verona, nel 2007, quando al crepuscolo della presidenza di Camillo Ruini tentò il superamento di quel modello di Chiesa. Fu respinto con perdite. Ora il quadro “astrale” si presenta quanto mai favorevole, da Santa Marta al Quirinale il fronte è unito per favorire il “bene del paese”.