Contro la caccia alle streghe
La Chiesa italiana non ceda alla campagna contro i preti cattolici
La commissione sugli abusi sia la priorità del nuovo capo della Cei. L’ascolto delle vittime è sacrosanto, ma niente mani alzate in segno di resa
Nell’agenda del nuovo presidente dei vescovi italiani, al primo punto, c’è la questione di come la Chiesa nazionale intenda affrontare la questione degli abusi sessuali del clero sui ragazzi. E’ un risvolto della nomina di cui si parla a denti stretti; prevale oggi la giusta considerazione per la persona di Sua Eminenza Reverendissima Matteo Zuppi, don Matteo, un generale anticipo di simpatia e di attesa al quale sarebbe sciocco non associarsi, visto il carattere e la storia personale del nominato. Non so a che cosa si riferisse Zuppi con la bella ma ambigua espressione riguardante “l’ascolto che può ferire”, ma non sarei il primo né l’unico a interpretarlo come un preavviso su quanto dovrà accadere in merito. Per la Chiesa la pace, la guerra, la povertà, la solitudine delle periferie esistenziali cosiddette, la crisi vocazionale, la tutela della vita contro la logica dello scarto, l’impegno educativo, lo stallo clamoroso dell’ecumenismo, il dialogo inter-religioso, insieme con altri aspetti di una cultura dominante di segno scristianizzante, tutto questo è l’agenda. Ma sulla questione degli abusi si è giocata la decisione di un Papa di rinunciare al suo mandato, nella speranza di aprire una pagina nuova nel clima di tremenda pressione cui i cattolici sono stati sottoposti in questi decenni. E la Chiesa italiana è riuscita finora a tenersi alla larga dagli effetti perversi della crociata secolarista contro la perversione sessuale del clero.
In America Spagna Germania Belgio Inghilterra Irlanda Australia e in Francia, e sono solo esempi di un processo generalizzato e senza confini all’istituzione e ai suoi pilastri, il clero ordinato e la funzione educativa, la campagna o guerra culturale mediatica ha sfondato, con conseguenze dolorose che una piccola minoranza garantista considera ingiuste. La maggioranza dell’opinione mediatizzata e il grosso dell’establishment, nei paesi dove opera in forma eminente la Chiesa di rito latino, si muovono dovunque sulla scia di una verità convenzionale precostituita, qualcosa di molto simile a un pregiudizio accusatorio: il clero (maschile), protetto invece che contrastato dalla gerarchia, ha praticato per decenni e decenni il massacro morale della decenza e della virtù e dell’onore profittando dei corpi giovanili, lasciando dietro di sé un esercito di vittime senza voce che chiedono giustizia. Il Vaticano è stato investito dal tentativo di colpire al cuore la Chiesa, fallito in giudizio solo dopo un’accusa demenziale elevata contro uno dei due o tre vertici della gerarchia cattolica, il cardinale George Pell, e mesi di gogna e di galera, ma gli spettri della calunnia o della diffamazione o della chiacchiera continuano ad aleggiare per ogni dove, anche lì. Niente ha potuto in contrasto la scelta di “ascoltare e lasciarsi ferire”, pregare ed espiare, risarcire e riconoscere la Colpa generale, varare una tolleranza zero fino a lasciare che sia messa in discussione la confessione, il sacramento della penitenza e la sua segreta intimità.
Non risulta che la canea giustizialista contro Pell, e i suoi capi mediatici e i comitati delle vittime o che parlano a nome delle vittime propalando insieme la narrazione dell’orrore e gli interessi risarcitori, che hanno contato molto in tutta la faccenda, abbiano dovuto rivedere dopo il proscioglimento di Pell la loro posizione, applicando a sé stessi quella giustizia retributiva che volevano addossare a un uomo e a un prelato non colpevole di quanto la calunnia anonima gli scrisse. L’opinione pubblica non chiede conto dei misfatti compiuti in suo nome, e la Chiesa non ha mostrato la forza e l’intelligenza di una reazione adeguata allo scandalo della calunnia sistemica, spesso voltandosi dall’altra parte davanti alla necessità di una reazione ragionata. E’ così che si apre una pagina nuova di verità e di giustizia?
Alcune conferenze episcopali si sono adeguate e hanno varato commissioni indipendenti, da esse finanziate e garantite, per accertare i fatti in un lunghissimo arco temporale. Spesso con risultati surreali di autolesionismo e di ingiusta diffamazione della storia della cura d’anime. D’altra parte l’assedio trovò proprio in una conferenza episcopale, quella belga, uno dei suoi culmini bellicosi, quando la tomba del cardinale Leo Suenens, uno dei maestri del Concilio, mentre il resto dei vescovi era praticamente in stato di costrizione e pressione giudiziaria da parte delle autorità requirenti, fu rivoltata e perquisita alla ricerca di “prove” che non tolleravano di essere trascurate a onta della profanazione (e che non furono naturalmente trovate). Così, se in America il mainstream anticattolico si è espresso con indagini e rapporti di parte, e sopra tutto con la campagna bostoniana all’insegna dello Spotlight hollywoodiano, il riflettore eroico della libera stampa sulla associazione sessuale per delinquere di preti e vescovi, altrove sono stati gli stessi vescovi a organizzare l’ascolto da parte di commissioni indipendenti che, nel caso francese da ultimo, hanno fissato per i decenni trascorsi cifre da capogiro di delitti di abuso da parte dei preti, licenziando una diagnosi senza scampo, riscrivendo la storia da capo a piedi su un centro cosiddetto pedocriminale, delitto di sistema organizzato all’ombra della protezione istituzionale dell’alto clero cattolico (e indicando come rimedio urgente la fine del celibato ecclesiastico e altri elementi cosiddetti riformatori dell’identità cattolica).
Va da sé che abusi ci sono stati ovunque, e anche problemi sistemici di autotutela del clero, e responsabilità dei vescovi e dei canonisti della Dottrina della fede, né le vittime degli abusi sono un’invenzione mediatica. Il problema della verità non è qui, nell’ovvio. Il problema è stabilire con ricognizioni puntuali e probatorie, non con campagne indiscriminate e cacce alle streghe, se un fenomeno generalizzato che interessa le famiglie, i luoghi educativi e associativi di ogni genere, in una parola la società, può diventare il segnacolo del disprezzo e della condanna dei preti sulla scala e nelle forme antigiuridiche e non veritative scelte dai mentori della campagna contro i preti cattolici. Con l’eventuale associazione della Chiesa italiana al metodo dell’emendazione forzosa il cerchio si chiuderebbe con enorme clamore. Ecco perché nell’agenda del nuovo capo dei vescovi, in una Chiesa che all’ascolto sacrosanto delle vittime deve associare una robusta, maliziosa ed evangelica capacità di distinguere il grano dal loglio, senza alzare le mani in segno di resa, la questione della commissione indipendente sugli abusi sessuali del clero ha un posto necessariamente prioritario.