Cattolici che stanno dalla parte di Putin
Intransigenti, tradizionalisti, in prima linea contro la scristianizzazione dell’occidente e la modernità, capiscono le ragioni di chi sembra combattere la loro stessa battaglia. Ma i loro argomenti sono fallaci
Tra coloro che in Italia si possono considerare filo-putiniani, ci sono anche molti cattolici conservatori influenti, di cui apprezzo alcune idee di fondo: la lotta contro la scristianizzazione dell’occidente, l’opposizione alla crescente secolarizzazione del cristianesimo, il rifiuto dei continui “aggiornamenti” della dottrina per renderla, come oggi si dice, più adeguata o più accettabile o più conforme ai modi di sentire, ai valori, agli stili di vita delle società moderne. Come se già Paolo non avesse comandato il contrario: nolite conformari huic saeculo (Rom 12,2), ut non evacuetur crux Christi (1 Cor. 1,17). Non è la dottrina che deve inseguire il secolo (ad esempio, facendo spazio ai nuovi “diritti” in materia di etica della famiglia, del matrimonio, della vita), bensì sono i valori del secolo che devono essere corretti alla luce della dottrina (ad esempio, mostrando che essi sono contrari alla dignità dell’uomo).
Siti molto seguiti e rispettabili, come Stilum curiae di Marco Tosatti o Duc in Altum di Aldo Maria Valli, e personaggi molto autorevoli come monsignor Carlo Maria Viganò (non il professor Roberto De Mattei, però) esprimono posizioni o palesemente filo-Putin o decisamente antiamericane. Un amico carissimo, uomo di fede indiscussa e studioso di valore, anch’egli esponente di questa galassia, in replica ad un mio intervento sul Foglio in cui esprimevo l’auspicio di fermare Putin anche con le armi, mi ha inviato le sue meditate obiezioni. Poiché sono paradigmatiche del modo di pensare di quei cattolici, mi sembra utile citarle per esteso e discuterle.
“Io non riesco – mi scrive questo amico – a schierarmi contro la Russia di Putin. Non certo perché non veda il dramma della guerra e delle morti innocenti (è il proprio di ogni guerra che sia l’est o l’ovest a condurla), o perché non mi ponga i problemi della violazione russa della sovranità ucraina… Non riesco perché non mi riconosco nell’occidente, di cui l’Ucraina post 2014 sarebbe campione. Proprio in quanto cattolico intransigente (nel senso dell’intransigentismo cattolico ottocentesco), tradizionalista, antimodernista, nell’occidente post Rivoluzione francese (ovvero nella modernità ideologico-politica) vedo il nemico, non la casa in cui abitare. Il grande nemico ideologico del cattolicesimo non è il panslavismo o l’imperialismo russo, pur criticabili e pericolosi, ma la modernità assiologica di cui l’odierno occidente è figlio o nipote. Se per Europa e occidente intendiamo la civiltà cristiana (sintesi di Roma, Atene e Gerusalemme) allora io mi ritengo il più occidentale degli occidentali e per un simile occidente sarei disposto a dare la vita (il cappellano alle Crociate o a Lepanto o all’assedio di Vienna lo farei volentieri!) ma cosa c’è di tale occidente ancora nell’odierno occidente? Poco o nulla! Anzi, l’attuale occidente, nelle sue élite di governo, nei media, nell’industria culturale (es. cinema e musica), nelle accademie, ecc. è radicalmente ostile all’occidente-cristianità, lavora sistematicamente per cancellarne persino la memoria. Di questo occidente moderno-postmoderno non posso, non voglio, non riesco ad essere parte, anzi ne sono convintamente nemico in nome della civiltà cristiana. L’Europa di Carlo Magno è la mia patria, non certo l’Unione Europea!”
Sintetizzando: come posso essere contro Putin, se Putin si batte contro ciò che io stesso combatto? Come posso difendere l’occidente se l’occidente si scristianizza e si procura la sua propria morte, esattamente come dice Putin? Non posso, e dunque devo stare dalla parte di Putin, o almeno comprenderlo ed esprimere simpatia con le sue ragioni.
Trovo questo argomento moralmente ricattatorio: non puoi combattermi perché io e te vogliamo le stesse cose, ma logicamente fallace: che il cattolico conservatore e Putin combattano contro il degrado dell’occidente non implica che entrambi abbiano la stessa intenzione. E in realtà non ce l’hanno: il cattolico conservatore intende riaffermare la propria fede non corrotta da interpretazioni secolariste, e difendere quei regimi politici che sono plasmati (anche se sempre meno) da quella fede. Putin, al contrario, combatte proprio tali regimi: sono il liberalismo e la democrazia i suoi bersagli. Ma un conto è richiamare i liberali al rispetto della radice cristiana della loro dottrina; altro conto è sostenere che il liberalismo è dottrina falsa e perniciosa da combattere anche con le armi. I cattolici conservatori sostengono (voglio sperare) solo la prima posizione, a Putin interessa invece la seconda.
C’è poi un’altra obiezione. Se perseguita coerentemente, la posizione di Putin conduce o al cesaropapismo o alla teocrazia. Ora, quanto il cesaropapismo abbia fatto male alla fede cristiana è ormai consegnato alla storia e non credo ci sia molto da rimpiangere. Non può essere un caso che i paesi in cui il cristianesimo è ancora una forza viva, ancorché sempre più flebile, siano quelli, come gli Stati Uniti, che hanno vissuto l’esperienza protestante. Dopo l’immortale John Locke, che era un cristiano difficile, nessuno può seriamente pensare che la fede religiosa possa essere imposta o anche solo sostenuta dalla forza dei governi. Ciò che occorre non è la legge positiva e impositiva, ma la fede, la testimonianza, l’educazione, la predicazione, la cultura. E’ con questi mezzi che l’occidente può tornare a cristianizzarsi, non con gli editti di qualche imperatore.
Quanto alla teocrazia, si può dire lo stesso. Il mio amico sembra invece indulgere a questa soluzione quando chiama in causa con non poca comprensione il patriarca Kirill. Anche qui giova una citazione estesa del suo argomento.
“In occidente egli dice ci siamo tutti scandalizzati per le parole di Kirill sui gay… anche i cattolici si sono detti indignati. Peccato che la Chiesa cattolica abbia insegnato una dottrina ancora più dura di quella di Kirill. Nella Torah (la parte più sacra dell’Antico Testamento, la Legge data da Dio a Israele per mezzo di Mosè) si dice che i colpevoli di sodomia devono essere messi a morte! E così hanno fatto ebrei e cristiani per secoli e millenni, i sodomiti li lapidavano a morte. Nel Nuovo Testamento poi san Paolo è chiarissimo nel dire che effeminati e sodomiti non entreranno nel Regno dei Cieli. Il Codex di Giustiniano prevedeva la pena di morte per il reato di sodomia e così è stato nell’Europa cristiana sino a pochi secoli fa. Il grande Papa di Lepanto san Pio V in due suoi pronunciamenti rimproverava i Principi cristiani per non essere sufficientemente zelanti nel reprimere e punire la sodomia (all’epoca punita in tutta Europa con la pena capitale). Nel catechismo di san Pio X, siamo agli inizi del ’900, si dice che la sodomia è un "peccato che grida vendetta a cospetto di Dio" ovvero che attira direttamente sugli uomini l’ira e il castigo di Dio. Se la Chiesa di Roma ha insegnato questo per 1900 anni e ora invece non lo insegna più, il problema è Cirillo di Mosca che continua a pensarla così o la Chiesa Cattolica che ha cambiato dottrina "riscrivendo" l’Antico Testamento, il Nuovo, la Tradizione e il Magistero millenario? Si possono certo mutare le pene (nessuno, neppure Kirill oggi propone la lapidazione dai gay) ma non il giudizio e, ancor meno, la dottrina che fonda quel giudizio: l’omosessualità è una perversione contraria a natura, sgradita a Dio e fonte di peccato! Una società sana dovrebbe ostacolare la pratica omoerotica e la sua propaganda in ogni modo… l’occidente odierno invece ne fa una bandiera! Kirill parlerà per propaganda, sarà pure un funzionario di Putin, ecc… ne vedo tutti i limiti ma proprio non me la sento di sventolare la bandiera dei ‘diritti Lgbt+’ per far dispetto ai russi omofobi e celebrare la libertà occidentale”.
Non me la sento neppure io di sventolare quella bandiera. Non me la sento di affermare che l’omosessualità è un diritto, perché lo considero solo un fatto eccezionale della natura rafforzato da una cultura prepotente che lo esalta come una conquista. Più in generale, non me la sento di invocare la bandiera dei diritti umani, perché il cristianesimo è prima di tutto religione dei doveri umani, dell’uomo verso Dio e, tramite Dio, dell’uomo verso l’uomo. E però anche qui qual è il rimedio? Quello di Kirill è di fare del governo politico il braccio secolare della dottrina, così imponendola con la violenza. Questo però urta contro i princìpi del cristianesimo: “diffondete la Buona Novella” non significa “sottomettete le genti” o “imponetevi ai popoli”, bensì significa (anche se è proibito dirlo dall’ultimo “aggiornamento”) “predicate”, “evangelizzate”, “convertite”.
Cari amici cattolici conservatori, apprezzo le vostre intenzioni, ma apprezzo anche quel tanto di liberalismo politico che è congenere al cristianesimo. Putin non bada a queste distinzioni: ci spara addosso perché ci considera tutti nazisti degeneri. E Kirill lo asseconda: ci indica come bersagli perché ci ritiene tutti miscredenti corrotti. Solo in apparenza sono interessati al cristianesimo, in realtà cercano solo di sottometterci. Voi avete ragione di protestare contro l’apostasia del cristianesimo che porta al suicidio dell’occidente. Siete nel giusto quando chiedete che la dottrina cristiana non sia messa ai voti. E siete ammirevoli quando vi opponete ai vostri stessi pastori che stanno oggi in fondo al gregge non per osservarne e evitarne gli sbandamenti, ma per seguirlo ovunque esso vada. Oltre questo, però, vi prego di non andare.
Non indulgete alle cospirazioni planetarie dei Grandi Disegni, del Nuovo Reset, del Leviatano Globalista: nel mondo, ci sono i cattivi attori, i protagonisti interessati, le forze anticristiane, ma non c’è nessun onnipotente regista occulto che scriva la storia per noi. Vi scongiuro: non pensate a un “chierichetto di stato” (persino Bergoglio ogni tanto ne indovina una) come a un nuovo pastore dell’umanità e non considerate un dittatore russo come portatore di una nuova civiltà. Sono nemici che ci vogliono abbattere e che noi dobbiamo battere. Ci sarà la guerra? Lo dico con angoscia: potrebbe esserci e sarebbe una tragedia immane. Ma il cristianesimo è realista: non dice che nel secolo in cui è precipitata la massa damnata ribelle la guerra sarà infine abolita.