(foto LaPresse)

Il Sinodo tedesco cestina il richiamo del Papa: “Noi andiamo avanti"

Stoccata a Francesco: "Non è un buon esempio di stile comunicativo all'interno della Chiesa pubblicare dichiarazioni non firmate e senza nome"

Matteo Matzuzzi

"Riteniamo sia nostro dovere indicare chiaramente dove, a nostro avviso, sono necessari dei cambiamenti", scrivono i presidenti del Cammino sinodale, tra cui figura il capo dei vescovi, mons. Georg Bätzing

Roma. Il giorno dopo la Dichiarazione della Santa Sede che richiamava all’ordine gli organizzatori del Cammino sinodale tedesco, “biennale e vincolante”, volto a sovvertire la struttura gerarchica della Chiesa, rivedere dottrina e morale e, in fin dei conti, dar vita a una Chiesa “nazionale” di Germania, è arrivata la risposta. E non è quella che si attendevano a Roma. Nessun segno di ravvedimento, nessuna sottomissione sub Petro. Neanche lo spazio per qualche concessione diplomatica, che allenti un po’ la tensione.  “Fin dall’inizio del Cammino sinodale”, scrivono i presidenti del Cammino sinodale (tra cui c’è il presidente della Conferenza episcopale tedesca, mons. Georg Batzing, il quale da qualche mese s’è detto “deluso” dal Papa poco coraggioso sul piano delle riforme), “ci siamo adoperati come presidenza per cercare canali diretti di comunicazione con gli uffici romani. Questa sarebbe, a nostro avviso, la sede per tali chiarimenti. Purtroppo la presidenza sinodale ad oggi non è stata invitata a un colloquio: con rammarico e irritazione constatiamo che fino ad ora non c’è stata una comunicazione diretta. Secondo noi la Chiesa sinodale funziona diversamente! E ciò vale anche per la modalità scelta per la comunicazione odierna che genera in noi stupore”. Quindi, la stoccata diretta a Francesco che – si presume – ha approvato la Dichiarazione diffusa giovedì: “Non è un buon esempio di stile comunicativo all’interno della Chiesa pubblicare dichiarazioni non firmate e senza nome”. I proponenti ribadiscono che i temi all’ordine del giorno non cambiano, perché “riteniamo sia nostro dovere indicare chiaramente dove, a nostro avviso, sono necessari dei cambiamenti. Ciò facendo, percepiamo già ora come i problemi e le questioni da noi richiamati siano simili in tutto il mondo”.

 

La situazione appare complessa e le parti assai distanti. Il Papa quel che aveva da dire l’ha detto tre anni fa, con la Lettera inviata al “Popolo di Dio” in cammino Germania in cui avvertiva circa i rischi di avvitarsi in sterili e rumorose richieste che perdevano l’essenza della fede cristiana. I risultati sono stati nulli: la Conferenza episcopale, nella sua quasi totalità, si è detta indisponibile ad annacquare i punti qualificanti (e più controversi) del Sinodo locale. Roma cercherà di convogliare tutto nel grande appuntamento del prossimo anno, smussando così gli angoli più pericolosi. Non è detto che basti: l’episcopato tedesco è determinato a vincere la sua battaglia, come dimostra il fatto che ora anche il Papa non viene più risparmiato dagli attacchi.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.