Laici e sinodalità. Quel che si sono detti i cardinali nel concistoro segreto
Finita la festa, i porporati chiedono chiarimenti su due temi in particolare. Dibattito aperto e lavoro diviso in gruppi. Il Papa ascolta e prende appunti
A giudizio di più di un cardinale si dovrebbe definire a livello dottrinale la fonte della giurisdizione: è il sacramento dell’ordine o è la potestà suprema del Papa?
Roma. In apertura del concistoro a porte chiuse sulla riforma della curia (entrata in vigore da quasi tre mesi), il Papa ha invitato i presenti a parlare, a discutere e a confrontarsi. Nessuna atmosfera da congresso sovietico come paventato da qualche parte, insomma, ma “clima sinodale”, come è stato rilevato in una delle pause dal cardinale arcivescovo di Barcellona, mons. Juan José Omella. Il “padre” della costituzione apostolica Praedicate Evangelium, il cardinale Maradiaga, è entusiasta anche se avverte che adesso è ora di mettere in pratica quanto elaborato nei nove anni di discussioni attorno a un testo che modifica nomi e strutture ma che è ben lontano da certe premesse rivoluzionarie che pure alcuni episcopati e presuli di spessore auspicavano quando il vento – si narrava – soffiava forte dalle parti del Vaticano. I cardinali, di primo mattino, sono stati accolti da una simpatica manifestazione che aveva a oggetto la richiesta di ordinare le donne, tema che per il Papa è chiuso ma che esercita ancora un discreto fascino sulla stampa internazionale. Si è rivisto anche il cardinale Raymond Leo Burke, che sorridente con un Panama bianco calato sul capo guardava divertito le moderne suffragette. Il confronto c’è stato, anche se la divisione in gruppi di lavoro secondo criteri linguistici ha giocoforza limitato il dibattito. Due i temi emersi con più forza in Aula: intendersi su cosa sia la sinodalità e chiarirsi sulle circostanze in cui i laici possano giungere a capo di un dicastero. Sul primo tema, qualche eminenza orientale ha osservato che la sinodalità è una cosa seria, lasciando intendere, soprattutto, che “il sinodo lo fanno i vescovi”. Altri hanno espresso diverse perplessità sull’abuso del termine “sinodalità”, che si userebbe ormai per indicare tutto, anche cose che avrebbero a che fare più con la comunionalità che con la sinodalità come da sempre intesa.
E poi i laici: si sa che la nuova costituzione auspica un maggiore coinvolgimento del laicato nelle strutture apicali, cosa buona e giusta, senza però approfondire la questione. In più di un gruppo di lavoro si è fatta strada la proposta di elencare i dicasteri che potranno avere un laico alla guida, senza lasciare il tutto in una generica indeterminatezza. Questioni giuridiche, dunque, alla base della prima giornata di concistoro: a giudizio di più di un cardinale si dovrebbe definire a livello dottrinale la fonte della giurisdizione: è il sacramento dell’ordine o è la potestà suprema del Papa? Non proprio disquisizioni accessorie, tant’è che è probabile che i chiarimenti arriveranno in tempi brevi.
Ma è stata anche l’occasione per conoscersi: i vecchi curiali hanno visto per la prima volta in faccia quei cardinali “esotici” presi alla fine del mondo, che poco o nulla sapevano di Roma. Ha scritto il vaticanista John Allen che infatti sarebbe sciocco aspettarsi dai novelli porporati chissà quali considerazioni sullo stato della Chiesa: potranno parlare delle situazioni locali che conoscono meglio, ma nella maggioranza dei casi si ha a che fare con uomini che in curia non hanno mai messo piede. Anche per questo è poco sensato iscrivere di diritto questo o quel cardinale tra i conservatori o i progressisti, stilando magari già l’elenco di chi in ottica conclavaria fa parte dell’una o dell’altra fazione. Giochi buoni per essere quasi sempre smentiti, come la storia dimostra.
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