Il manifesto di Zuppi: "Sui temi etici basta ripetere le lezioncine del passato"
Lunga intervista del presidente della Cei all'Osservatore Romano. Morale, etica e stato della Chiesa
“Se il mondo va da un’altra parte vuol dire certo che non dobbiamo omologarci o dire quello che il mondo vuole sentirsi dire ma sapere dire le verità di sempre nella cultura o nelle categorie di oggi", dice il capo dei vescovi
Roma. La secolarizzazione non è la causa di tutti i nostri mali: “Non è un giorno che viviamo ormai in un ambiente secolarizzato; il tema è semmai quello di saper accogliere le domande che oggi ci pone l’uomo secolarizzato”, dice in una lunga intervista all’Osservatore Romano, “il giornale del partito” (cit. Papa Francesco), il cardinale Matteo Zuppi. Intervista che qualche osservatore malizioso potrebbe elevare a una sorta di manifesto programmatico, ma che comunque riveste una sua importanza, se non altro per i temi affrontati e per la tribuna autorevole concessa. Secolarizzato, quest’uomo, ma ancor più “psicologizzato”, dice il presidente della Cei, notando che “molti di noi continuano a coltivare qualche nostalgia della ‘cristianità’, anche perché sono cresciuti e formati – religiosamente e civilmente – nell’idea di cristianità”. Così facendo, però, “rischiamo di tornare a una logica di controllo, di numeri, di presenze, di rapporti di forza”. L’arcivescovo di Bologna si pone in mezzo alle solite diatribe ecclesiastiche, dice che non bisogna avere “rimpianti per il passato” e al contempo evitare “fughe in avanti”: “Dobbiamo con coraggio comprendere l’antropologia, i cambiamenti già intervenuti e quelli che con rapidità vanno prospettandosi. E poi, con altrettanto coraggio, porci la domanda sul perché la bellezza umana dell’essere cristiani non attrae e quella sul ‘che fare?’. Tanti si sentono giudicati e non amati, così non facciamo né l’uno né l’altro. L’interferenza di questi cambiamenti con la sfera della morale fin qui proposta è evidente”. Si pensi, ad esempio, “alle questioni riguardanti i generi e la loro fluidità. Temi sui quali fatichiamo perché ci troviamo innanzi non più un’alterità di pensiero, una contrapposizione, ma un comune sentire, e una conseguente pratica”.
“E’ saltata completamente – ha aggiunto Zuppi – l’idea del limite, l’idea che non ti evolvi se non moltiplicando le esperienze, sperimentando tutto e cambiando a piacimeno le interpretazioni del reale”. Va cambiata prospettiva, insomma, anche perché “non possiamo limitarci a una sfilza di no. Dobbiamo piuttosto impegnarci a costruire il profilo attuale del cristiano, cioè dell’uomo evangelico, che è quello di sempre ma che deve parlare all’uomo di oggi”. L’oggi, appunto, parola che ricorre sovente nelle parole del cardinale arcivescovo di Bologna.
“Guai a cadere nelle trappole ad esempio delle finte contrapposizioni tra sociale e spirituale, o alle divisioni, spesso artificiose, sui temi etici. Sui temi etici non possiamo limitarci a ripetere le lezioncine del passato, ma dobbiamo trovare nuove parole per nuove domande”.
Il presidente della Cei è ancora più preciso quando dice “con molta franchezza” che “se sui temi etici il mondo va da un’altra parte vuol dire certo che non dobbiamo omologarci o dire quello che il mondo vuole sentirsi dire ma sapere dire le verità di sempre nella cultura o nelle categorie di oggi. Questa è la sfida ed è tutt’altro che cedevolezza ma responsabilità, altrimenti ripetiamo una verità diventata dura da accettare. Pensiamo al discorso sulla famiglia: non abbiamo ancora saputo fare qualcosa di meglio di quanto proposto dalla secolarizzazione”. Lo sguardo va più lontano, “guai ad avvelenare con la logica politica le relazioni ecclesiali” e il pensiero va agli Stati Uniti, “alla forte polarizzazione politica rappresentata nella Chiesa americana. Ma laddove la politica ha usato categorie pseudo-teologiche o spirituali per inquinare la vita ecclesiale alla fine hanno perso tutti”. E sul Sinodo, domanda l’Osservatore, si può dire che la partecipazione alla fase d’ascolto diocesano è stata inferiore alle attese? “Sì, è vero”, risponde il presidente della Cei.