Tra pianti e proteste, il Sinodo tedesco chiede al Papa l'ordinazione delle donne
Bocciato il testo sul riconoscimento dell'identità di genere, ne passa uno ugualmente divisivo. Il presidente dei vescovi, mons. Bätzing, fa sapere che ne parlerà con Francesco
Il documento più incisivo e capace di agitare le acque in vista della fase romana del grande Sinodo convocato dal Papa per l’autunno del 2023, riguarda la richiesta di riesaminare l’Ordinatio sacerdotalis di Giovanni Paolo II che non consente alle donne l’accesso agli ordini sacri
La quarta assemblea del Cammino sinodale tedesco s’è conclusa tra proteste, lacrime (quelle di Irme Stetter-Karp, presidente del Comitato centrale cattolico) e vescovi l’uno contro l’altro, nonostante i documenti approvati siano assai rilevanti: tra gli altri, il riconoscimento del ruolo della donna nella Chiesa e la richiesta di rivalutare l’omosessualità. S’è rischiato il fallimento, però, a causa della bocciatura della bozza “Vivere in rapporti riusciti. Vivere l’amore nella sessualità e nella coppia”, che ha ottenuto sì l’83 per cento di voti favorevoli complessivi, ma che non ha superato il quorum richiesto dei due terzi tra le file dell’episcopato.
Il documento portato all’esame dell’assemblea invocava cambiamenti nella morale sessuale cattolica, dava legittimità all’omosessualità, riconosceva l’identità di genere e certificava la profonda divaricazione esistente fra la dottrina e il vissuto pratico dei fedeli. Troppo ardito: se 33 vescovi hanno detto sì e 3 si sono astenuti, in 21 hanno votato no. Facendo così bocciare il testo. Irritato il presidente della Conferenza episcopale, mons. Georg Bätzing, che dopo essersi detto deluso ha subito fatto sapere che ne proporrà ugualmente l’adozione ai comitati sinodali della sua diocesi. Aggiungendo che a novembre, quando i vescovi tedeschi si recheranno a Roma in visita ad limina, porteranno il documento al Papa. Critico anche il cardinale Reinhard Marx, mentre il titolare della diocesi di Aquisgrana, mons. Helmut Dieser, ha sottolineato che “le dichiarazioni di chi non vuole cambiare non sono utili”, domandandosi: “Come potrò andare ora a predicare sulla sessualità?”. A loro hanno risposto il vescovo di Passau, mons. Stefan Oster, che già da tempo aveva avvertito sui rischi di uno scisma se si fosse andati avanti su una strada che il Vaticano – l’ultima volta a luglio – aveva già definito sbagliata, e l’ausiliare di Colonia mons. Dominikus Schwaderlapp: “Quella bozza portava a una rottura con la dottrina della Chiesa che io ho promesso di conservare al momento della consacrazione”. Dopo una sospensione dei lavori, è stato trovato un compromesso che comunque non è più tenero nei contenuti: ribadendo la richiesta di rivalutare il giudizio sull’omosessualità, si afferma che “la Chiesa deve ammettere di aver causato sofferenza alle persone omosessuali attraverso il suo insegnamento e la sua prassi”.
Il documento, tra quelli approvati, più incisivo e capace di agitare le acque in vista della fase romana del grande Sinodo convocato dal Papa per l’autunno del 2023, riguarda la richiesta di riesaminare l’Ordinatio sacerdotalis di Giovanni Paolo II che non consente alle donne l’accesso agli ordini sacri. Il Cammino sinodale tedesco, infatti, punta a ottenere l’affidamento alle donne di un ministero con carattere sacramentale. Al capo dell’episcopato tedesco è giunta anche una lettera firmata da laici italiani – al momento quattrocento – in cui si mostra preoccupazione per la tenuta dell’unità della Chiesa, di cui si teme la “possibile e molto probabile rottura”. “Tante recenti esperienze – si legge – ci hanno testimoniato che, per aiutare la conversione delle persone, come è capitato a noi, non occorre cambiare la dottrina, ma occorre chiamare a una vita nuova, lungo la quale la dottrina può essere spiegata e spiegata credendoci. Constatiamo, invece, che troppi cattolici preferiscono assecondare dottrinalmente i ‘capricci’ dell’uomo ideologico moderno, sperando, così, di rendere più accettabile il cristianesimo: ci pare una pia illusione”.