Il Papa: “Non ci sono buoni e cattivi e non è una guerra fra Russia e Ucraina”
Conversando con i gesuiti della regione russa, Francesco torna a parlare di Terza guerra mondiale e ribadisce che "bisogna indagare la dinamica che ha sviluppato il conflitto"
È la conferma che le parole in aereo sulla possibilità di dare armi a Kyiv erano tutt’altro che un’apertura ad armare le truppe ucraine. Le possibilità di facilitare una mediazione tra le Parti sono sempre più scarse
Papa Francesco torna a parlare della guerra in corso in Europa orientale e riafferma la posizione che senza troppe correzioni sta mantenendo fin dal giorno dell’invasione dell’Ucraina decisa da Vladimir Putin. La Civiltà Cattolica ha pubblicato il testo della conversazione fra il Pontefice e i gesuiti della regione russa, avvenuta lo scorso 15 settembre presso la nunziatura apostolica in Kazakistan.
“E’ in corso una guerra e credo sia un errore pensare che sia un film di cowboy dove ci sono buoni e cattivi. Ed è un errore anche pensare che questa è una guerra fra Russia e Ucraina e basta. No: questa è una guerra mondiale”, ha detto Francesco. Che precisa, anche per evitare il ripetersi di malintesi già verificatisi nei mesi scorsi, che “qui la vittima di questo conflitto è l’Ucraina”.
Però, nella lettura di Bergoglio, l’Ucraina altro non è che il terreno sacrificale di una guerra più ampia, con tanti e diversi interessi in campo, fatta da chi ha poco a cuore le sorti del popolo che in quel paese vive. “Io intendo ragionare sul perché questa guerra non sia stata evitata. E la guerra è come un matrimonio, in un certo senso. Per capire, bisogna indagare la dinamica che ha sviluppato il conflitto. Ci sono fattori internazionali che hanno contribuito a provocare la guerra. Ho già ricordato – dice – che un capo di stato, a dicembre dello scorso anno, è venuto a dirmi di essere molto preoccupato perché la Nato era andata ad abbaiare alle porte della Russia senza capire che i russi sono imperiali e temono l’insicurezza ai confini”. Dunque, osserva, “non si può essere semplicisti nel ragionare sulle cause del conflitto. Io vedo imperialismi in conflitto. E, quando si sentono minacciati e in decadenza, gli imperialismi reagiscono pensando che la soluzione sia scatenare una guerra per rifarsi, e anche per vendere e provare le armi”. Quindi, “non dubito che stiamo già vivendo la Terza guerra mondiale”.
E’ arduo pensare che quanto detto dal Papa farà breccia nei cuori ucraini. Il Pontefice, di fatto, ribadisce che se è vero che Mosca ha premuto il grilletto (cosa che non ha mai mancato di sottolineare), anche sul fronte occidentale si sono dati da fare per allungare il conflitto e portare la situazione sull’orlo dell’abisso. Lo scriveva due giorni fa il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, commentando la postura internazionale di Giorgia Meloni: “Difficile credere, per tanti impossibile, che la grande rassicurazione possa essere un atlantismo diventato sinonimo della partecipazione attiva alla disastrosa deriva bellica in corso in Europa dopo l’invasione russa dell’Ucraina”.
E’ una posizione, quella papale, che rende anche problematica un’opera di mediazione (facilitando magari i contatti) fra le Parti: da un lato si condanna l’aggressore – “Chi fa la guerra dimentica l’umanità e non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere” – dall’altro si vuole sottolineare che finché l’occidente non si renderà disponibile a fare dell’Ucraina una sorta di gigantesco poligono di tiro, le speranze per una tregua che porti alla pace sono insussistenti.
E’ la conferma che le parole in aereo sulla possibilità di dare armi a Kyiv – “Questa è una decisione politica, che può essere morale, moralmente accettata, se si fa secondo le condizioni di moralità, che sono tante e poi possiamo parlarne. Ma può essere immorale se si fa con l’intenzione di provocare più guerra o di vendere le armi o di scartare quelle armi che a me non servono più” – erano tutt’altro che un’apertura ad armare le truppe ucraine.
Editoriali
Mancavano giusto le lodi papali all'Iran
l'anticipazione