I vescovi europei condannano Putin
La dichiarazione della plenaria: “Sì a una pace giusta che salvaguardi l’integrità territoriale ucraina”. Niente fraintendimenti né ambiguità
La Commissione delle conferenze episcopali dell’Unione europea, riunita in assemblea plenaria, ha pubblicato una dichiarazione in cui condanna “la brutale aggressione militare dell’autorità politica russa”. Si parla di “orribili sofferenze umane inflitte ai nostri fratelli e sorelle in Ucraina”, si ricordano le vittime e i rifugiati “costretti a lasciare le loro case”. E c’è la preoccupazione “per le recenti azioni che accrescono il rischio di un’ulteriore espansione del conflitto in corso, con tutte le sue incontrollabili e disastrose conseguenze per l’umanità”. La guerra riguarda tutti, scrivono i vescovi, ed è “in momenti di crisi come questo che ci rendiamo conto ancora una volta che l’Unione europea è una realtà preziosa, secondo la sua ispirazione originaria”.
Niente fraintendimenti né ambiguità: “Siamo grati per gli instancabili sforzi dei decisori politici europei nel mostrare solidarietà all’Ucraina e nel mitigare le conseguenze della guerra per i cittadini europei”. Si incoraggiano “i leader a mantenere la loro unità e determinazione per il progetto europeo”.
I presuli riprendono l’appello del Papa: l’aggressore si fermi e l’aggredito si apra “a serie proposte per una pace giusta” che salvaguardi “l’integrità territoriale dell’Ucraina”. E’ una presa di posizione forte, non suscettibile di essere equivocata o interpretata: le chiese d’Europa stanno con Kyiv e contro Mosca. La pace che si cerca deve essere “giusta” e non ammette smembramenti territoriali, quasi che l’Ucraina del 2022 fosse la Polonia di secoli fa. Non era scontato che dalla riunione d’autunno dei vescovi arrivasse una dichiarazione tanto forte e netta, vuoi per la tradizionale cautela diplomatica, vuoi per la volontà di mantenere un profilo “alto” che consentisse alla Chiesa di facilitare una mediazione tra le Parti, operazione possibile solo se si fosse mantenuto un canale aperto con quell’autorità politica russa che invece è rea di aver causato “orribili sofferenze”. La strada è tracciata, non è più tempo della prudenza.