Il Sinodo tedesco fa sul serio: "Abbiamo giurato obbedienza a Dio, non alla Chiesa"
Mentre il Papa posticipa di un anno la chiusura del Sinodo universale, in Germania il malcontento verso Roma non accenna a diminuire
L'agenzia cattolica Kna pubblica un'intervista a tre religiosi: totale sintonia con le richieste più audaci del Cammino sinodale tedesco, condanna della "minoranza di blocco conservatrice" e insofferenza per l'autorità della Chiesa
Più che i discorsi dei vescovi, le loro interviste e documenti, per comprendere la portata di quanto accade in Germania con il Cammino sinodale non c’è cosa migliore che ascoltare quanto dicono i partecipanti. Non tanto i laici, sempre più propensi ad accettare di buon grado i cambiamenti rispetto ai chierici, quanto preti e suore che a quel percorso complesso e delicato partecipano. Nei giorni scorsi l’agenzia cattolica tedesca Kna ha pubblicato un’intervista a suor Franziska Dieterle, suor Katharina Kluitmann e a fratel Simon Hacker. Tutti e tre, religiosi, fanno parte del Cammino sinodale tedesco e conoscono la piega che ha preso la discussione interna. Domanda: “Come religioso, ha promesso obbedienza. In che modo ciò è compatibile con la critica alla Chiesa, ai sacerdoti e ai vescovi?”. Risposta di suor Franziska: “Molto semplicemente ho giurato obbedienza a Dio e non principalmente alla Chiesa. Morirei per la mia fede ma non per il catechismo. Dopotutto, obbedire non è ricevere ed eseguire ordini, ma ascoltare e guardare insieme: a cosa serve la vita?”. Suor Katharina contesta la minoranza conservatrice che tenta di contrastare la deriva riformatrice del Sinodo tedesco: “La voce del superiore conta quanto tutte le altre, nel Capitolo dell’ordine religioso. Una minoranza di blocco, come è stato concesso ai vescovi nel Cammino sinodale, è impensabile in un ordine religioso”.
Suor Franziska ammette che ci sono tanti religiosi che meditano di abbandonare il rispettivo ordine a causa dei problemi e delle carenze che si vivono nella Chiesa: “Se potessi rimanere nell’ordine e lasciare la Chiesa, lo farei. Trovo tragico che si debba arrivare a questo”. Fratel Hacker trova invece “fuori luogo” le “lacrime” dei conservatori che s’oppongono al cambiamento. “Tra loro ci sono vescovi che non hanno paura di esprimere la loro opinione e sono ben consapevoli del loro potere. Io ero l’unico cattolico nella mia classe alle elementari e ho imparato presto a rappresentare la mia opinione da una posizione di minoranza. Posso dunque aspettarmi che un vescovo esprima la sua opinione francamente quando un cattolico di sette anni nella Germania dell’est lo può fare”.
Il piano è sempre il medesimo: “Mi piacerebbe vedere più coraggio nella Chiesa. Perché non ordinare un gruppo di sacerdoti non celibi e dopo cinque anni vediamo come se la cava?”, dice suor Katharina. Il malcontento, insomma, è più profondo di quanto appaia in superficie, con le Note episcopali portate a Roma e le risposte protocollate dalla curia vaticana. E’ la base che è in fermento e non intende scendere a più miti consigli o a cercare una soluzione di compromesso. Si è sostenuto da più parti, ad esempio, che il grande Sinodo convocato dal Papa e già in svolgimento nelle sue fasi diocesane servirà a “diluire” le istanze espresse dalle chiese situate in diversi contesti regionali del pianeta, smussandone gli angoli più acuti e favorendo così una sintesi valida universalmente. I segnali, però, vanno in direzione opposta, almeno al momento. E non è solo il caso tedesco: in Belgio, lo si è visto qualche settimana fa, è già stato pubblicato un documento che consente la benedizione delle coppie omosessuali sconfessando di fatto il No vaticano espresso nel 2021 con la risposta a un quesito (dubium) pubblicato dall’allora congregazione per la Dottrina della fede.
Sarà anche per questo che domenica all’Angelus il Papa ha deciso di allungare i tempi prima di tirare le somme: “Allo scopo di disporre di un tempo di discernimento più disteso, ho stabilito che l’assemblea sinodale si svolgerà in due sessioni: la prima dal 4 al 29 ottobre del 2023 e la seconda nell’ottobre del 2024”. Un anno in più per far maturare ascolto e proposte, affinché non si arrivi come nel doppio Sinodo sulla famiglia d’inizio pontificato alla drammatica conta finale tra favorevoli e contrari alle “novità”. “L’Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi”, si legge in un comunicato diffuso dalla Segreteria generale del Sinodo pochi minuti dopo l’annuncio di Francesco, “assumerà anch’essa una dimensione processuale, configurandosi come ‘un cammino nel cammino’, allo scopo di favorire una riflessione più matura per il maggior bene della Chiesa”.
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