“L'agnosticismo? Un'idiozia dalla vista corta”
"L’agnosticismo del nostro tempo, in apparenza così ragionevole, il quale lascia che Dio sia Dio per fare dell’uomo semplicemente un uomo, si dimostra una idiozia dalla vista corta". Un estratto di “Guardare Cristo”
Pubblichiamo un estratto di “Guardare Cristo”, (Jaca Book 1989)
L’uomo, che tutti conoscevano come intelligente e fortunato, è un idiota agli occhi di Dio: “Stolto” gli dice e di fronte all’autentico egli appare con tutti i suoi calcoli stranamente sciocco e corto di veduta, poiché nei suoi calcoli aveva dimenticato l’autentico: che la sua anima desiderava non soltanto averi e gioie, ma che si sarebbe trovata un giorno davanti a Dio. Questo intelligente stolto mi sembra un’immagine molto esatta del comportamento medio della gente moderna. Le nostre capacità tecniche ed economiche sono cresciute in modo prima inimmaginabile. La precisione dei nostri calcoli è meravigliosa. A dispetto di tutti gli orrori del nostro tempo si consolida in molti l’opinione che siamo vicini a realizzare la felicità più grande possibile del numero più grande possibile di uomini, e a dare infine inizio a una nuova fase della storia, una civilizzazione dell’umanità in cui tutti potranno mangiare, bere e godersela come vuole il cuore. Ma proprio in questo apparente avvicinamento all’autoredenzione dell’umanità erompono le sinistre esplosioni dal profondo dell’insaziata e oppressa anima umana e ci dicono: Stolto, hai dimenticato te stesso, la tua anima e la sua sete incolmabile, il suo desiderio di Dio. L’agnosticismo del nostro tempo, in apparenza così ragionevole, il quale lascia che Dio sia Dio per fare dell’uomo semplicemente un uomo, si dimostra una idiozia dalla vista corta. Ma lo scopo dei nostri esercizi dovrebbe consistere nell’ascoltare le parole che Dio ci rivolge, nel percepire il grido della nostra anima e riscoprire, nella sua profondità, il mistero di Dio. Soffermiamoci ancora un istante sulle prospettive che si aprono in questa riflessione prima di riprendere il filo dei nostri pensieri precedenti. Il proiettarsi dell’uomo in Dio, la ricerca e la strada verso il fondamento creatore di tutte le cose è qualcosa di molto diverso dal pensiero “precritico” o non critico. Al contrario, la negazione della questione di Dio, la rinuncia a questa elevata apertura dell’uomo è un atto di chiusura, è un dimenticare l’intimo grido del nostro essere.
In questo contesto Josef Pieper ha citato parole di Esiodo riprese dal cardinal Newman, nelle quali questa problematica viene all’espressione con inimitabile eleganza e precisione: “L’essere saggio con la testa di qualche altro... è certo più piccolo che il nostro sapere proprio, ma ha infinitamente più peso dello sterile orgoglio di colui che non realizza l’indipendenza del sapiente e al tempo stesso disprezza la dipendenza del credente” .Nella stessa direzione va un ragionamento di Newman stesso sul fondamentale rapporto dell’uomo verso la verità. Troppo spesso gli uomini sono inclini – così ragiona il grande filosofo della religione – a starsene tranquilli ad aspettare se mai arrivino a casa loro dimostrazioni della realtà della rivelazione, come se essi fossero nella posizione di arbitri e non di bisognosi. «Essi hanno deciso di esaminare l’Onnipotente in una maniera appassionata e oggettiva, in piena imparzialità, con la testa chiara». Ma l’uomo, che in tal modo si rende signore della verità, s’inganna. A un simile signore essa si sottrae e si apre soltanto a colui che le si avvicina con rispetto, con umiltà venerante.
Vangelo a portata di mano