Da Libreria Editrice Vaticana
Un'intervista del 1988 a Joseph Ratzinger: "Meno strutture e più vita: ci si dovrebbe augurare questo"
“Ci vuole meno zelo per la modernità e più consapevolezza della propria identità a partire dalla fede”, diceva il Papa emerito quando era ancora prefetto per la Dottrina della fede
Libreria Editrice Vaticana sta realizzando la pubblicazione in lingua italiana dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger–Benedetto XVI. Sono previsti 16 volumi, 6 sono già stati pubblicati per un totale di 8 tomi.
L’edizione italiana dell’Opera Omnia è curata da Pierluca Azzaro e Lorenzo Cappelletti. I volumi già usciti sono i seguenti: L’idea di rivelazione e la teologia della storia di Bonaventura, Gesù di Nazaret (2 tomi: La figura e il messaggio e Scritti di cristologia), L’insegnamento del Concilio Vaticano II (2 tomi), Chiesa: segno tra i popoli. Scritti di ecclesiologia e di ecumenismo, Teologia della liturgia, Annunciatori della Parola e servitori della vostra gioia. I testi sono disponibili nelle migliori librerie fisiche e online. In primavera uscirà un nuovo volume, dedicato a tutte le interviste rilasciate da Joseph Ratzinger sia prima che dopo la sua elezione al soglio pontificio.
Questa che pubblichiamo, inedita in italiano, è una parte di un’intervista all’allora cardinale Joseph Ratzinger, al tempo prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, rilasciata al periodico tedesco Die Welt nel 1988.
Lei condivide l’idea per cui la Chiesa tedesca ha più fortemente sfruttato la spinta modernista del Concilio? “In realtà no. Ci sono state differenze a seconda delle condizioni culturali e storiche. In questo senso inizialmente furono i Paesi Bassi ad assumere una specie ruolo di avanguardia che tuttavia oggi ha condotto il cattolicesimo olandese in una grave crisi. La Francia da sempre pone le sue questioni, in ambito teologico ed ecclesiale, in modo molto dinamico e radicale: si confrontano qui dunque forze contrapposte in una situazione di grande tensione. Uno scontro aperto di tale durezza in Germania sino ad oggi non è stato raggiunto, mentre la Svizzera e ora anche l’Austria si muovono in questa direzione. Poi il cattolicesimo americano che sulla base delle sue radici irlandesi aveva una connotazione molto tradizionale, con l’aria nuova del Concilio in parte ha superato e in parte deve ancora affrontare sfide molto forti. E tuttavia è notevole la vitalità con la quale la Chiesa americana affronta questo processo. Continuano ad andare in chiesa la domenica più del 50 per cento dei cattolici. Sono numeri da sogno, se paragonati all’Europa. D’altro canto, il femminismo, la sfida posta dalle unioni omosessuali e questioni antropologico-morali di questo tipo continuano a suscitare profonde tensioni.
In un primo momento in Germania il dibattito si è svolto in modo molto più tranquillo, motivo per cui la Chiesa tedesca è stata accusata di essere arciconservatrice. In ogni caso la struttura della Chiesa in Germania rispetto al nuovo inizialmente ha più frenato. E tuttavia sotto il manto sempre più fragile rappresentato da una struttura bene ordinata si agitano gli stessi problemi la cui rimozione renderebbe ancora più scottanti”.
Come valuta il peso, la forza spirituale della Chiesa in Germania? Mi sbaglio se affermo che dalla forza dell’associazionismo del cattolicesimo tedesco come risposta al “Kirchenkampf” di Bismarck è scaturita una mancanza di spiritualità?
“Diversamente, ad esempio, da Italia e Francia, per la Germania è caratteristico che la vita spirituale del cattolicesimo trova espressione in compatte organizzazioni quanto più unitarie possibili. Questo ha dei vantaggi, ma comporta anche notevoli svantaggi, perché la burocrazia preferirebbe uniformizzare tutto su un livello medio, così che da buon cattolico – non meno che da buon cittadino – basterebbe inserirsi tranquillamente in una specie di struttura. Credo effettivamente che a noi – i tedeschi – oggi manchi il dinamismo della fede e che qui sia anche la ragione di una sensazione di tiepidezza e di noia. Meno strutture e più vita: ci si dovrebbe augurare questo. Ma nonostante questo non voglio fermarmi a una valutazione negativa della situazione in Germania. Con il suo grande impegno per il Terzo mondo e il suo impegno politico per la vita ed i valori etici la Chiesa tedesca mostra il dinamismo suo proprio”.
La Chiesa cattolica in Germania per lunghi periodi ha avuto difficoltà a coinvolgere intellettuali e letterati. Dopo il 1945 si è verificata una svolta, se si pensa a Thomas Bernhard, Heinrich Böll e Günter Grass. Cosa è rimasto di questa svolta?
“L’immediato Dopoguerra fu caratterizzato da un nuovo inizio della fede poderoso, anche proprio nella Chiesa cattolica. Fu in qualche modo il momento d’oro del cattolicesimo anche perché in mezzo al caos la Chiesa cattolica era rimasta una forza vitale intatta. Poi però lo sviluppo spirituale è proseguito nella forma dell’edificazione della rivoluzione tecnologica e improvvisamente la Chiesa è apparsa come un anacronismo, essa stessa in crisi, alla ricerca della propria identità. Questo ha irritato proprio gli intellettuali, li ha portati a distanziarsi. Per ritornare alla sua domanda: dobbiamo ammettere che al momento di quel coinvolgimento non è rimasto molto, che di cultura cattolica autonoma non se ne vede molta. Le cose potrebbero cambiare nella misura in cui la Chiesa, nel mezzo di una società che dubita di sé stessa, emerge come portatrice di un messaggio che dà speranza. Ci vuole meno zelo per la modernità e più consapevolezza della propria identità a partire dalla fede”.
Traduzione di Pierluca Azzaro
Vangelo a portata di mano