La testimonianza di fede di George Pell
Condannato due volte, infine assolto all’unanimità. Le manette ai polsi, le catene ai piedi, il divieto di celebrare messa. Pubblichiamo uno stralcio dei diari scritti in carcere di un grande cardinale
Pubblichiamo uno stralcio di “George Pell. Diario di prigionia”, scritto dal cardinale morto mercoledì a 81 anni. Il volume edito da Cantagalli (448 pp., 25 euro) uscito nel maggio del 2021. Il libro, tradotto in italiano da Davide Riserbato, si avvale di un’introduzione firmata da George Weigel.
Venerdì 1° marzo 2019
Sono arrivati gli articoli che ho acquistato allo spaccio della prigione, ma gli orologi economici che vendono erano esauriti. Ho la possibilità di controllare l’ora alla tv, ma mi manca pur sempre l’orologio.
Oggi è stata una giornata più tranquilla, con meno colloqui dall’inizio del trantran giornaliero. Sono stato svegliato solo dalle guardie alla porta della cella alle 6,30, da quanto bene dormivo. Accanto al letto c’è una lunga finestra di vetro o plastica opaca, con delle sbarre, grande all’incirca otto piedi per due. Ovviamente è sprovvista di persiane o tende, e così è possibile seguire il corso del giorno e della notte.
Sono arrivati i miei vestiti, molti dei quali inutilizzabili nel contesto della prigione, tre libri e due numeri di Spectator. Ho restituito la mia Bibbia di Gerusalemme, perché suor Mary me ne aveva già fatta avere una. Dato che mi erano concessi sei libri e sei riviste, al posto della Bibbia speravo di ricevere Per la cruna di un ago di Peter Brown, sulla ricchezza nella Chiesa antica. Sono riuscito ad avere una copia dell’Herald Sun dallo spaccio della prigione in cui ho letto che Richter è stato costretto a scusarsi per la sua uscita sul presunto abuso che aveva definito come una “normale penetrazione sessuale”, cosa a cui non avevo fatto caso. La maggior parte delle lettere indirizzate al direttore metteva in dubbio o si opponeva al verdetto della giuria, e Paul e Kartya, venuti insieme a farmi visita, hanno sottolineato che in Australia non si assisteva a un simile dibattito sulla legittimità di un verdetto dal caso di Lindy Chamberlain.
E’ strano non celebrare la messa tutti i giorni, anche se non ho altre incombenze che possano distrarmi dalla mia preghiera quotidiana. Deve esserci un detenuto musulmano vicino alla mia cella, perché la sera lo sento pregare. A quanto pare, ci sono detenuti in isolamento che provengono dalla droga “ice” [cristalli di metanfetamina]. E di certo, alcuni hanno problemi psichiatrici.
Ho fatto un po’ di esercizio fisico un paio di volte, per una mezz’ora, nella calura del pomeriggio, la seconda volta in una nuova area destinata agli esercizi, un po’ più pulita e più luminosa della prima. Dopo aver camminato avanti e indietro per venticinque minuti con il bastone, ora sono contento di riposarmi.
Nella seconda sessione di esercizi, l’energico capo della Segs, che mi aveva portato qui in manette, è venuto a dirmi che la sua sezione avrebbe perquisito la mia cella ogni mese e che mi avrebbe accompagnato in tribunale per il verdetto. Dopo avergli mostrato i leggeri lividi al polso sinistro, gli ho chiesto se la prossima volta avrebbero potuto tenermi le manette più larghe. Mi ha risposto di sì, ma che le manette sarebbero state attaccate a una cintura e che il cellulare sarebbe stato diverso! Tutto questo perché facevo parte di una categoria speciale. Un uomo corretto, ma che non sprizzava certo simpatia.
Scrivo di sera, e mi propongo di farlo regolarmente. Sto iniziando a sviluppare una certa routine: inizio con la recita del Breviario, seguita poi nel corso della mattinata da una meditazione sulla Lettera agli Ebrei, una delle mie preferite. Decisamente cristocentrica dal momento che Paolo (o un suo discepolo, o un suo imitatore) mostra che Cristo incarna la promessa delle Scritture ebraiche.
Le mie tre sedie di plastica sono state sostituite da una meravigliosa e più alta sedia ergonomica, che una volta mi era stata consigliata in ospedale.
C’è un po’ di confusione sugli orari delle visite. Non il sabato e la domenica, come indicato sull’elenco, ma il lunedì e il giovedì. Ho prenotato per lunedì 4 marzo alle 13,00 per tre persone. Non sono sicuro che David possa farcela.
E’ curioso come ci siano persone, da Ruth fino al personale della prigione, che cercano di spiegarmi che in questa situazione la fede mi sarà di grande aiuto. Il mio primo istinto è quello di rispondere bruscamente che lo sapevo già, ma tali commenti vogliono soltanto essere una forma di gentilezza nei miei riguardi, ed è interessante – e per certi versi commovente – che provengano da persone che non hanno fede. Sono autentici.
Dio nostro Padre, prego per quanti sono rimasti coinvolti negli incendi del Gippsland; e per tutti i detenuti di questa prigione, alcuni di loro disperatamente infelici, altri senza fede e speranza. Prego anche per tutto il personale della prigione, che la gentilezza e la dignità dimostratami possano essere la norma e che non si ricorra mai alla violenza, alla rabbia e al disprezzo nemmeno per il peggiore dei detenuti.
Venerdì 29 marzo 2019
La strategia che ho adottato per sopravvivere e far fronte a questa situazione è mutata e migliorata. Il tornare a letto per sonnecchiare o riprendere a dormire dalle 6,00, l’ora della medicina, fino alle 7,15, quando suona la sirena, è diventata una parte importante del rito di tutti i giorni. Mi hanno detto che una penitenza tipica dell’Opus Dei consiste nel balzare fuori dal letto non appena svegli, a me però è sempre piaciuto starmene a letto altri cinque minuti.
Il mio libro di Sudoku ha 250 rompicapo e cerco di completarne due ogni giorno, prendendone uno più o meno a circa un terzo del libro, perché sembra che man mano che si avanza diventino progressivamente sempre più difficili. Non volevo completare tutti quelli facili per poi essere condannato a una frustrazione perpetua, nelle ultime settimane prima del ricorso in appello, perché non sarei stato più in grado di risolverne alcuno. Sono però migliorato, riesco a risolverli entrambi quasi ogni giorno. A volte li alterno, e risolvo il Sudoku “molto facile” dell’Herald Sun del lunedì, del mercoledì e del venerdì, l’unico giornale qui consentito. All’inizio, non senza un certo imbarazzo, facevo fatica anche con il livello “molto facile”.
Continuo a fare esercizio fisico due volte al giorno per mezz’ora in una dei due orribili cortili. Oggi ho chiesto alla guardia se potesse darmi una scopa per pulire il cortile più piccolo e ha acconsentito. Ci ho pensato un po’ su, perché mi sono chiesto se tale richiesta avrebbe creato problemi. Comunque, ormai è fatta, e non si tratta tanto di un gesto di altruismo, ma di un piacere che faccio a me stesso, dal momento che è un posto piuttosto deprimente. Cercherò di dare una pulita anche al secondo cortile domani, o appena sarà possibile. Verso le 15,45, quando ero all’aperto, si sentivano gli uccellini cinguettare nelle vicinanze, questa è soltanto la seconda volta che riesco a sentirli, e si riuscivano a sentire anche i gabbiani. Nell’area dedicata agli esercizi è consentito l’uso del telefono; oggi, infatti, ho provato a contattare l’Arcivescovo Fisher, ma ho sentito la receptionist dell’ufficio presso il Polding Centre terminare la chiamata. Al telefono non sono mai stato un grande oratore, e ho iniziato a usare il cellulare solo da quando ho fatto ritorno a casa un paio d’anni fa. Naturalmente, tutte le chiamate vengono controllate.
Possiamo ordinare un po’ di tutto tre volte a settimana presso lo spaccio, e così ho il mio Lipton, le bustine di camomilla, due tavolette di cioccolato al latte Cadbury (solo quattro pezzettini al giorno), il dentifricio, lo shampoo e persino la crema per la pelle Vaseline. Non si può dire un lusso, ma sono piccole benedizioni. Sono abbastanza “attaccato” al mio bollitore e al televisore. Nel Seminario di Werribee, dove ho iniziato gli studi in preparazione al sacerdozio cinquantanove anni fa, ci esortavano a non diventare troppo dipendenti, “troppo attaccati” alle cose. Certo, potrei resistere anche senza bollitore o senza la tv, ma spero non sia necessario. La vita, spesso, offre strane e gradite consolazioni.
Faccio mio, senza problemi, un versetto del Salmo 68 del Breviario di oggi: Chi spera in te, a causa mia non sia confuso, Signore, Dio degli eserciti;per me non si vergogni chi ti cerca, Dio d’Israele.
Per tutto questo, “Amen”.
Ho continuato la mia meditazione quotidiana sul Libro dell’Apocalisse, il racconto di una serie assurda di disastri, costellata da alcuni istanti di pura mistica, come la moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua, che adorava e lodava Dio davanti al trono dell’Agnello (Ap 7,9); i centoquarantaquattromila eletti sul monte Sion (Ap 7,4); e la donna che stava per partorire vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle (Ap 12,1). Ma alla base di questi episodi di trionfo c’è l’esercizio della giustizia divina, quando cioè l’Agnello aprì i sette sigilli davanti a miriadi di miriadi e migliaia di migliaia di angeli (Ap 5,11) e i sette angeli con sette trombe diffondevano l’ira di Dio sulla terra, ma risparmiando coloro ai quali era stata data una veste resa candida col sangue dell’Agnello (Ap 7,14).
Che dire di tutto ciò? Questo libro è anch’esso parola di Dio rivelata, e dunque non può essere accantonato o rifiutato a cuor leggero, perciò siamo costretti a confrontarci con esso cercando di comprenderlo nella misura del possibile.
In via preliminare, possiamo individuare due spunti di riflessione. Il soprannaturale è parte integrale della dottrina cristiana, e quando il Cattolicesimo viene ridotto a un’istituzione agnostica che si occupa del sociale, si tradisce la Tradizione, i fedeli scompaiono e il loro esodo si fa sempre più rapido. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? (Lc 18,8): è il versetto del Nuovo Testamento che più di ogni altro fa riflettere.
Cristo ha parlato di una vita dopo la morte, piena, bellissima o terribile, che va decisamente al di là delle nostre limitate capacità intellettive, e il Libro dell’Apocalisse ci introduce a questo viaggio immaginifico. Il paradiso non sarà simile a una meritata vacanza durante il periodo natalizio, e nemmeno a un lunghissimo viaggio in luoghi esotici quando si va in pensione. Gesù ha parlato molte volte del paradiso e dell’inferno, e quando verrà l’Ultimo Giorno Dio non avrà un atteggiamento inclusivo, [ma] separerà le pecore dai capri.
Un secondo spunto di riflessione a partire dall’Apocalisse consiste nel fatto che la vita è una lotta tra il bene e il male e nessuno può evitarla. Cade la Grande Babilonia, dimora dei demoni e rifugio di ogni spirito impuro; in cielo era scoppiata una rivolta, Michele e i suoi angeli combattevano, e noi troviamo qui questo drago rosso con sette teste e dieci corna che prova invano a divorare il bambino della donna vestita di sole, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro (Ap 12).
Un ateo preconciliare avrebbe detto che l’unico dogma cristiano che avrebbe potuto accettare era la dottrina sul peccato originale, ossia che il cuore di ogni essere umano come pure la struttura stessa della società sono difettosi, siamo tentati dal male anche se aspiriamo al bene e al bello.
Le “battaglie culturali”, che stiamo perdendo, tra i popoli di lingua inglese non sono un’invenzione recente. L’Apocalisse è stata scritta quasi 1.900 anni prima dell’invenzione della pillola contraccettiva. Molti di noi ambiscono a una vita tranquilla, alcuni non riescono a conseguirla, ciascuno però deve scegliere da che parte stare. Non si può evitare di combattere.
Signore Gesù, aiuta tutti noi a scegliere il Padre tuo, attraverso la tua sequela e i tuoi insegnamenti stando nella tua comunità e a deciderci per verità, bontà e bellezza.