L'estratto
Il nuovo battesimo dell'Europa, che ha scelto di non essere più cristiana
La dinamica della storia del nostro continente si è sviluppata in relazione alla questione religiosa. Un passato che adesso i contemporanei hanno deciso di ignorare
Pubblichiamo uno stralcio dell’articolo di Pierre Manent che compare nel nuovo numero (1/2023) della rivista bimestrale Vita e Pensiero. Il testo è l’introduzione al suo volume “Pascal et la proposition chrétienne (Éditions Grasset).
La perplessità e il dubbio che segnano sempre più profondamente la coscienza che gli europei hanno di sé – chi siamo? – hanno in larga misura a che vedere, così mi sembra, con una causa che non viene mai richiamata: gli europei non sanno cosa pensare né che fare del cristianesimo. Ne hanno perso l’intelligenza e l’uso. Non vogliono più sentirne parlare. Ora, come Israele si è formato nell’Alleanza e in un litigio amoroso con il suo Dio, così la dinamica della storia europea si è sviluppata in un confronto incessante tra, da una parte, il fascino della forza, il desiderio della gloria, l’affermazione della volontà e della libertà umana e, dall’altra, l’accoglienza, esitante o fervorosa, dell’amorevole condiscendenza del Dio-fatto-uomo, e la scelta, dipendente dall’aiuto che viene dall’alto, di una vita di filiale obbedienza al Padre comune. Mai, al di fuori dell’Europa, la libertà umana è stata esposta a una tale gamma di possibilità, e la volontà umana ad alternative di una tale profondità. La natura umana e la proposta cristiana qui hanno stretto un legame di ardente adesione e di rifiuto appassionato, di familiarità fiduciosa e di aspra inimicizia, un legame la cui tensione e durata hanno forgiato la struttura portante dello spirito europeo. Lo sforzo umano ha sempre dovuto dare risposta alla proposta cristiana: o con l’accoglienza o con il rifiuto – con tutti i movimenti dell’anima, a discrezione della nostra misteriosa libertà. È una storia dalle infinite peripezie in cui ogni individuo, ogni gruppo, ogni generazione, ogni nazione si trova alle prese con quella posta in gioco che supera ogni altra: la possibilità di un Dio amico degli uomini.
E tuttavia, questa è una storia che da qualche tempo l’Europa ha deciso di ignorare. Ha dichiarato preclusa questa possibilità. Ha deciso di nascere di nuovo. Nuova nascita, nuovo battesimo – sarà un battesimo di cancellazione. Essa lo dichiara pubblicamente, lo comprova con le sue azioni: l’Europa non è cristiana né vuole esserlo. Vuol essere altro, è totalmente aperta a tutte le altre possibilità, vuole anche non essere niente, essere solamente il possibile di tutti i possibili. Non vuole, in ogni caso, essere cristiana. Nessuna necessità, nessuna utilità, nessuna convenienza conduceva a questa decisione che è stata presa in piena libertà e, oserei dire, per il piacere di prenderla. Entrando nel tema e in ciò che si trova al cuore di questo libro, vorrei prendere in considerazione, se non i motivi di tale decisione – a noi sfuggono i motivi ultimi degli atti liberi –, almeno i suoi preliminari, gli sviluppi che hanno portato a questa strana situazione di un continente resosi estraneo e, per così dire, impermeabile alla propria religione storica, e di conseguenza incapace di un equilibrato rapporto con le altre religioni che accetta di accogliere, cosa che il più delle volte fa con favore per il motivo che, perlomeno, non sono religioni cristiane. L’opinione che governa l’Europa si è accomodata in una inintelligenza tranquilla della questione religiosa che è, ricordiamolo, la questione di Dio, non quella delle “opinioni” religiose, che sono un’indefinita porzione dell’informe massa delle “opinioni umane”. L’Europa prende in considerazione la questione di Dio unicamente per tenerla a distanza. La tocca solo per non esserne toccata.
Non è possibile cogliere la situazione attuale né il movimento storico che ci ha condotto a questo punto senza fare una fotografia per quanto possibile nitida di certe specificità, o piuttosto dell’originalità e dell’unicità della religione cristiana. È questa la sola religione che, secondo la forma che ha costantemente conservato lungo i secoli, sia interamente indipendente da ogni preesistente associazione umana: popolo, città, impero. Con il cristianesimo, compaiono simultaneamente una parola radicalmente nuova, un’azione radicalmente nuova e un legame radicalmente nuovo tra la parola e l’azione. Per collegare questa parola inedita e questa azione inedita, per tenerle legate più strettamente di quanto parola e azione siano mai state legate, ecco un’associazione umana inedita: la Chiesa. Non si dà, in effetti, “cristianesimo” senza Chiesa cristiana. Questa associazione, alla quale fede, speranza e carità danno la vita e l’essere, per compiere la sua missione esige una parola che unisca la massima semplicità alla massima precisione, poiché essa ha l’incarico di portare la Parola di Dio a tutti gli uomini. In particolare, l’annuncio dell’Incarnazione – “Et homo factus est” – richiede che vengano perfettamente determinate, in modo nitido e delicato, le relazioni fra le tre Persone della Trinità e tra le due nature – umana e divina – del Figlio. Di qui, l’estrema attenzione portata all’esattezza dottrinale – all’ortodossia, e pertanto al suo opposto, l’eresia – che caratterizza la religione cristiana, con certi esiti che, nella storia, hanno potuto andare in senso inverso all’intenzione, assoggettando la vita cristiana a una isterilente sorveglianza dottrinale.
Comunque sia, per la prima e unica volta nella storia dell’umanità, le società politiche – l’animale sociale e politico – hanno visto scaturire nel loro seno una Parola che definiva con brevità e precisione tutto quello che all’uomo serve sapere e volere per giungere a Dio, una Parola esaustiva, che dice l’Inizio e la Fine, elaborata e amministrata da un’istituzione esclusivamente dedicata a questa Parola stessa e che per questo forma una società “perfetta”, ossia completa. Questa Parola e la società che la serve – la Chiesa – sorgono e si sviluppano in una indipendenza piena e imperiosamente rivendicata nei confronti della società politica. L’elaborazione del dogma non è certo sfuggita all’intervento delle autorità politiche, a cominciare dall’imperatore romano, ma la vittoria sull’arianesimo, che godeva del favore della Corte di Costantinopoli e di molti principi e popoli, e l’affermarsi dell’ortodossia di Nicea-Calcedonia attestano come una Parola assolutamente indipendente da qualsiasi parola e volontà politica abbia potuto acquistare, nello spazio pubblico del mondo – che per questo stesso deve essere detto cristiano –, un’autorità di cui non è dato rintracciare altrove l’analogo.
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