Il Papa difende Giovanni Paolo II: su di lui "illazioni offensive e infondate"
Dopo giorni di silenzio, è direttamente Francesco a intervenire sul caso Orlandi e le strane "serate "di Wojtyla
Intanto, il legale di Pietro Orlandi attacca i media vaticani per le ricostruzioni date della vicenda. E il prefetto Ruffini replica a tono
Roma. "Certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate". Al termine del Regina Coeli, Papa Francesco ha voluto omaggiare Karol Wojtyla con poche ma chiare parole, necessarie dopo giorni di silenzio da parte delle gerarchie vaticane seguiti l'ondata di fango gettata sulla memoria del Pontefice morto nel 2005, vittima – senza alcuna possibilità di difendersi, ovviamente – di illazioni anonime su sue presunte uscite serali con "due monsignori polacchi" e non certo per "benedire le case". Illazioni, queste, che qualcuno ha riportato a Pietro Orlandi (fratello di Emanuela, scomparsa in circostanze misteriose nel 1983) e che quest'ultimo ha divulgato in prima serata su La7, ospite a "DiMartedì". Nessuna prova, nulla di nulla. Ma tanto è bastato per attaccare Giovanni Paolo II.
E la fonte di tali supposizioni? Non si conosce. Come ha rivelato sabato il prefetto del dicastero per la Comunicazione, Paolo Ruffini, la legale di Orlandi, Laura Sgrò, si sarebbe rifiutata di fare i nomi quando chiamata dal Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi. Nella nota diffusa dal Vaticano, si legge che l'avvocatessa Sgrò, preferendo "inaspettatamente e sorprendentemente" opporre il segreto professionale, ha deciso di "non collaborare con le indagini dopo che più volte e pubblicamente, negli scorsi mesi, aveva chiesto di poter essere ascoltata". Dura la replica di Sgrò: "Violare il segreto professionale vuol dire non consentire a un difensore di mantenere la propria posizione differenziata, vuol dire alterare i propri rapporti, la propria credibilità, la propria libertà di azione, intralciando il diritto alle proprie autonome indagini". Per quanto riguarda gli articoli apparsi sui media vaticani (a cominciare da quello del direttore editoriale, Andrea Tornielli, l'avvocatessa sostiene che "quanto leggo è una pressione su di me a violare la deontologia professionale cui sono tenuta e a cui non intendo, in alcun modo, derogare".
A tagliare corto ci ha pensato il Papa, che finalmente ha preso direttamente la parola sul caso che coinvolge non solo uno suo predecessore che ha guidato la Chiesa per 27 anni, ma anche un uomo che lui stesso ha canonizzato.
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