Il caso
Zuppi, che fai? Il cardinale va Mosca e poi presenta un libro con la prof.ssa Di Cesare
L'arcivescovo di Bologna, incaricato dal Papa per una missione delicatissima, interverrà alla presentazione del nuovo libro del fondatore di Sant'Egidio. Tra i relatori invitati c'è anche la filosofa che da un anno e mezzo imperversa in ogni talk-show affermando che “Mariupol è una bufala”
Agli ucraini, della missione della Santa Sede è sempre importato poco, al di là delle dichiarazioni ufficiali, comunque fredde. E’ abbastanza probabile, dunque, che la missione del cardinale Matteo Zuppi domani e giovedì a Mosca, riscuota un interesse minimo. E chissà se a Kyiv è arrivata la voce che il prossimo 4 luglio il cardinale mediatore interverrà alla presentazione del libro del fondatore di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, intitolato Il grido della pace (San Paolo editore). Fin qui tutto bene, nonostante Riccardi un anno fa abbia lanciato l’idea di far diventare Kyiv “città aperta” e due mesi fa abbia denunciato come una delle questioni sostanziali è che “in occidente si parli solo di armi”, facendo andare di traverso qualunque cosa ai maggiorenti governativi e alle alte gerarchie ecclesiastiche ucraine.
Il problema vero è che tra i relatori invitati c’è pure la professoressa Donatella Di Cesare, filosofa che da un anno e mezzo imperversa in ogni talk-show scambiando evidentemente la tv italiana per quella russa. Sui social è scatenata, ha negato (dall’alto della sua cattedra) l’attacco alla centrale di Zaporizhzhia (“un bluff”) e perfino “il bombardamento all’ospedale pediatrico (“mai avvenuto”); ridisegna la geografia delle stragi (“non era a Mariupol bensì a Donetsk), si fa esperta di armamenti (“il missile era ucraino”) e ovviamente il celebre massacro al teatro “era una frottola”). Si piccò allorché le diedero della putiniana, “Mi preoccupa quando c’è un’unica versione, e chiunque osi fare domande viene etichettato e messo al pubblico ludibrio. Dire che Putin è un pazzo, che tutto dipende dal suo cervello, che è il male assoluto è una versione a senso unico”, si indignò quando il Consiglio di sicurezza e di difesa nazionale ucraino, insieme al Centro antidisinformazione, la inserì nella lista nera dei propalatori di fake news filo invasori. Detto ciò, è facile immaginare cosa potrà dire Di Cesare a una tavola rotonda sull’Ucraina e la Russia ispirata dalla Chiesa di Sant’Egidio. Ma Zuppi? Come può un incaricato del Papa per una missione delicatissima, cercare di negoziare la rimozione degli ostacoli a una pace possibile, accettare di confrontarsi con un’interlocutrice che nega con sistematico ardore ogni crimine commesso da Mosca? Come può pensare, il cardinale arcivescovo di Bologna, che i già molto diffidenti ucraini non si facciano due tre quattro domande? Già pensano che la Santa Sede guardi ancora con benevolenza il chierichetto ortodosso e colui che combatte la Nato abbaiante ai confini, cosa diranno dopo aver visto le foto del cardinale inviato tra Di Cesare e Riccardi? Il presidente della Cei è un uomo affabile e di grande disponibilità, partecipa a ogni evento cui è invitato, dai vespri tradizionalisti con merletti e mitre pre conciliari alle presentazioni di libri con ex preti scrittori che spiegano “il nuovo concetto della Trinità”. Destra e sinistra, movimentisti di lotta e governo. Tutti amici, volemose bene. Difficile che vada bene anche con russi e ucraini, però.
Editoriali
Mancavano giusto le lodi papali all'Iran
l'anticipazione